Mosca chiama Roma, di nuovo. E pronuncia una minaccia nemneno troppo velata in vista delle elezioni politiche di settembre. «Alle urne vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche chiamarli a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità». A parlare è Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, ex premier e presidente della Federazione e fedelissimo di Vladimir Putin. «I voti degli elettori sono una potente leva di influenza», ha ammonito. «Se il prezzo per la democrazia europea è il freddo negli appartamenti e i frigoriferi vuoti, questa democrazia è per pazzi». Immediata la levata di scudi della politica italiana per l’ennesima ingerenza del Cremlino. O almeno, di una parte della politica.
LE REAZIONI
Tuona il Pd di Enrico Letta: «Il rischio è chiarissimo, la Russia ha deposto la scheda nell’urna e vuole cambiare il corso della politica estera italiana», ha detto in serata il segretario dem.
IL FARO DEL COPASIR
Adolfo Urso, presidente del Copasir, il comitato di controllo dell’intelligence, lancia un alert: la minaccia di Medvedev, spiega, «è solo la punta dell’iceberg» e l’Italia è nel mirino perché «è tassello fondamentale della difesa occidentale e atlantica». Oggi il comitato di Palazzo San Macuto approverà la relazione annuale. Un documento che tra l’altro riaprirà il dibattito sulla disinformazione di Mosca in Italia con un monito sui talk show e gli ospiti tv che in questi mesi hanno «veicolato disinformazione» e puntano a «inquinare» la politica italiana. Nel rapporto c’è anche un allarme su una rete di siti di propaganda con «decine di milioni» di visualizzazioni di cui sono ignote ad oggi le fonti di finanziamento. Quella di Medvedev è solo l’ultima di una lunga serie di invettive contro l’Italia. Nei mesi scorsi l’ufficiale di Putin, annoverato tra i «falchi» del Cremlino, aveva già messo lo Stivale nel mirino definendo il premier Mario Draghi «un leader politico di basso livello».
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