Elezioni europee, il business della corsa al seggio: costa fino a 200 mila euro ma può fruttare 3 milioni

Solo i big sono rimborsati per intero dal partito

Elezioni europee, il business della corsa al seggio
di Mario Ajello
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Lunedì 8 Aprile 2024, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 10:50

Non è facile farsi eleggere. Ci vogliono tanta fatica e tanti soldi. La campagna elettorale per le Europee costa dai 50mila euro in su, fino ad arrivare a 200mila, e solo i big hanno il sostegno economico completo del partito. Gli altri si devono arrangiare con i mezzi propri – compresa la propria automobile da consumare attraverso circoscrizioni elettorali enormi (esempio quella del Centro Italia comprende il Lazio, le Marche, l’Umbria, la Toscana) con grande dispendio di pneumatici, benzina e pedaggi autostradali – e in queste ore specie il Pd è pressato dagli esterni in odore di candidatura: «Sì, mi candido con voi ma chi paga? Pagate voi?». E il soldi per cene e banchetti elettorali (si veda in proposito la magnifica serie pittorica intitolata «La campagna elettorale», opera di William Hogarth nel 1755), per affittare le sedi dei comitati elettorali, pagare i galoppini (ancora esistono), allestire la comunicazione sui social, creare gli spot e mettere i «faccioni» cioè i mega cartelli con il volto dei candidati, antica pratica tornata in uso in questo inizio di gara verso il 9 giugno. Sì, tanta fatica, tante spese (quelli del Pd al Nazareno invidiano Renzi: «Beato lui che è milionario!»), il rischio di ingrassare troppo (le abbuffate a tarda notte da dopo comizio) o di saltare i pasti saltando da un angolo all’altro del mega collegio con la certezza di prendere chissà quante multe perché il candidato deve correre veloce. Però, il sacrificio poi sarà ben ripagato se lo scopo viene raggiunto. 

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IL REDDITO

L’elezione a eurodeputato vale 3 milioni di euro, garantiti in 5 anni, senza rischio d’interruzione per voto anticipato.

L’eletto prende 7.850 euro di stipendio a Bruxelles (10mila lordi con aliquota fiscale agevolata). Più 4.950 per le spese generali. Più un’indennità di 350 euro di presenza. Si lavora 5 giorni alla settimana per tre settimane al mese, tranne agosto, e quindi: il totale della diaria fa: 5.250 euro. Ecco, sommando tutto questo, la ricompensa netta per ognuno è di 18.050 al mese. Chi ha fatto già due, tre, quattro legislature tra Bruxelles e Strasburgo, e tra questi c’è chi vuole anche la deroga per la quinta, deve aver accumulato un bel tesoro. Anche perché, ai 18.050 euro concretamente intascati da ognuno, vanno aggiunte altre voci di contorno: i cosiddetti “fondi 400” che vengono dati ai gruppi parlamentari e da questi messi a disposizione del singolo parlamentare per le varie attività: 2.630 euro mensili. E ancora: 400 euro al mese di rimborso per spostamenti al di fuori dello Stato di elezione con motivi diversi dalle riunioni ufficiali. Si arriva così a un totale di 21mila euro. C’è da pagare l’affitto (che poi diventa acquisto) della casa a Bruxelles, ma i viaggi dalla città di partenza al Belgio sono rimborsati integralmente e ci sarà un motivo per cui, al tempo del grillismo trionfante, i parlamentari italiani M5S invidiavano i colleghi del movimento che riuscivano a strappare un seggio europeo e li chiamavano «i miracolati» destinati alla «bambagia». Quella «bambagia» che adesso molti degli uscenti devono abbandonare. Per esempio la Lega vedrà decimati, da quasi 30 a meno di 10, secondo i sondaggi, i propri rappresentanti, mentre arriverà sugli euro-scranni una massa di nuovi con casacca FdI (sì, ma chi saranno i fortunatissimi già oggetto di gelosia da parte dei peones di Montecitorio e Palazzo Madama?), anche se i meloniani di Bruxelles dovranno probabilmente dare una quota dei guadagni al partito romano. Ma questo (e il quantum) non è ancora deciso.

I BENEFIT

Gli eurodeputati hanno anche diritto a 28.700 euro per assumere assistenti. Al massimo 3 a Bruxelles e quanti ne vogliono nel loro collegio. I portaborse non possono essere parenti stretti, dopo lo scandalo che s’è avuto per Riccardo Bossi, il figlio maggiore dell’Umberto. Tutto qui? Macché: ogni eurodeputato può invitare fino a 110 visitatori l’anno a Bruxelles o a Strasburgo, che costano 540 euro a testa. Tutto compreso, ogni parlamentare europeo dispone (che non significa che si intasca) di 50mila euro mensili. Più i benefit (la palestra e via dicendo). Sarà per questo che l’Europarlamento, nel 2023, ha avuto un costo di 2,2 miliardi euro. 
Di fatto, la «bambagia» – sia detto senza demagogia anti-politica, anzi con ammirazione per chi vince il super-premio – è una condizione politico-esistenziale molto ambita ma non è facile vincere la lotteria. Perciò tutte le discussioni di questi giorni sulla collocazione in lista (in testa passi, in mezzo no e in coda si rischia di essere solo dei riempitivi) delle centinaia di aspiranti. Chi ce la fa avrà pure una sinecura per la tarda età. Al compimento dei 63 anni, scatta infatti la pensione che in media – ma poi dipende da tante cose – è di 2.700 euro al mese. Tanto vale, insomma, spendersi e spendere (anche indebitandosi), perché poi non si diventa onorevoli ma super-onorevoli.

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