Autonomia, il ddl frena: voto sugli emendamenti non prima di settembre

Lavori a rilento a palazzo Madama, manca l’ok della commissione Bilancio

Autonomia, il ddl frena: voto sugli emendamenti non prima di settembre
di Francesco Malfetano
3 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Agosto 2023, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 08:25

«Siempre adelante, ma con juicio». Nell’ormai consueto ping pong in corso in Parlamento e nel governo sull’autonomia differenziata, ad un passo in avanti segnato dal progetto leghista per trasferire a Veneto e Lombardia ventitré materie oggi gestite dallo Stato, pare sempre seguire uno indietro. E così se nel Carroccio esultano per la nomina di un leghista doc a capo della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale - la recriminazione autonomista per eccellenza -, a palazzo Madama invece l’iter del ddl Calderoli rallenta. Nonostante l’ultimatum del governatore veneto Luca Zaia («Se non arriva nel 2024 fallisce il governo», ha detto nei giorni scorsi, salvo poi precisare di riferirsi «all’impegno preso con i cittadini») ad una manciata di giorni dall’inizio della pausa estiva si allontana quindi la possibilità di iniziare a votare prima di settembre i 557 emendamenti presentati in commissione Bilancio. Al netto di un parere positivo presentato ieri, non ci si è infatti ancora espressi sui profili finanziari degli emendamenti. 

Autonomia, nuova stretta: potere di veto al premier sulle materie alle Regioni

GLI EMENDAMENTI

Manca cioè il tassello fondamentale che potrebbe stappare l’ingorgo.

Tant’è che la Lega ha in mente di provare ad aggirare lo stop, quantomeno a livello mediatico, ottenendo un segnale politico sulla riforma sin da subito. Durante i lavori in Commissione (andati avanti fino a notte) si punterà a votare gli emendamenti dell’articolo 1, sui principi generali e le finalità. O, in alternativa, almeno gli ordini del giorno. Mettere un punto insomma, con la disponibilità di massima di Fratelli d’Italia e il gelo dell’opposizione. «Sembra un puntiglio della maggioranza, quasi per portare un trofeo pre-vacanziero e poter dire di avere votato tre emendamenti. Ma cosa se ne fanno di tre emendamenti ad agosto?», commenta Daniele Manca, senatore del Pd in commissione. Nel frattempo le minoranze hanno chiesto di poter acquisire le valutazioni fatte dal nuovo Comitato per i Lep, cioè i Livelli essenziali di prestazione. 

LA BICAMERALE

Il Carroccio però, anche in vista della manifestazione di Pontida (si terrà il 16 e il 17 settembre), qualcosa vuole portare a casa. E così intanto celebra la nomina a capo della Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo del segretario della Lega Veneta, Alberto Stefani. La missione? Sempre la stessa: portare a compimento il disegno di legge Calderoli, indorando una pillola amarissima. Stefani, appena 30 anni, è infatti uno dei volti nuovi del Carroccio, ed è plastica rappresentazione del tentativo di rinvigorire alcune vecchie istanze da sempre care agli elettori del Nord. Al punto che nelle parole di qualche esponente, tornano a echeggiare toni bossiani: «La riforma dell’autonomia è nel patto che abbiamo sottoscritto con i cittadini: non può essere rimandata né rallentata con i soliti trucchetti romani. I ministri Calderoli e Salvini si stanno impegnando al massimo, le forze di Governo hanno sottoscritto un accordo con il Governo Meloni, e stanno proseguendo per la loro strada» attacca Alberto Villanova, capogruppo Lega nel Consiglio regionale del Veneto dopo la nomina di Stefani in Commissione. Un nuovo riferimento - dopo quello di Zaia - per niente velato agli alleati di governo e alla tradizione “centralista” della destra che guarda con sospetto al federalismo e all’autonomia differenziata. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA