Autonomia, le critiche dei saggi: si spacca il Comitato. FdI apre a modifiche

Amato, Bassanini, Gallo e Pajno lasciano la Commissione sui Lep. Da Fratelli d’Italia alt a Calderoli: no ai Dpcm, più peso alle Camere

Autonomia, le critiche dei saggi: si spacca il Comitato. FdI apre a modifiche
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 5 Luglio 2023, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 13:11

Sull’autonomia differenziata «restano irrisolti problemi di fondo». E dunque «non ci sono le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori» della commissione chiamata a definire alcuni – fondamentali – aspetti tecnici della riforma. Pesano come macigni le parole con cui quattro autorevoli giuristi hanno deciso di chiamarsi fuori dal progetto del ministro leghista Roberto Calderoli, ideato per dare più margini di manovra alle Regioni del Nord. Con una lettera indirizzata al titolare degli Affari regionali, gli ex presidenti della Corte Costituzionale Giuliano Amato e Franco Gallo, insieme ad Alessandro Pajno (ex presidente del Consiglio di Stato) e a Franco Bassanini (ex ministro della Funzione pubblica), hanno comunicato a Calderoli le loro dimissioni da uno degli organismi chiave per far partire la riforma promossa dal Carroccio: il Clep, la commissione tecnica di 61 esperti scelti dal governo per definire i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ossia i servizi minimi che dovranno essere garantiti a tutti i cittadini, indipendentemente dalla Regione di residenza. Addii che si sommano a quelli di Luciano Violante e Anna Finocchiaro.

Il motivo? Il rischio concreto che le risorse a disposizione non siano sufficienti per garantire i livelli minimi di servizi in tutte e 23 le materie che con la nuova legge potranno essere delegate alle Regioni. Il pericolo, insomma, che si creino cittadini di serie A e altri di serie B.

Un vero e proprio terremoto, per la riforma di Calderoli, tanto più che la Commissione si era insediata soltanto tre mesi fa e avrebbe dovuto produrre un rapporto entro lo scorso 30 giugno. E se la maggioranza derubrica l’accaduto come una scelta «politica» dei quattro giuristi, per l’opposizione il loro addio rappresenta piuttosto la «pietra tombale» (copyright del dem Francesco Boccia) sul progetto leghista. A nutrire dubbi su alcuni aspetti chiave della contestata riforma, però, non sono soltanto le opposizioni. Anche i partiti di maggioranza, infatti, entro la scadenza di domani intendono presentare alcuni emendamenti al testo leghista. Fratelli d’Italia, ad esempio, per sanare le storture indicate dai “saggi” del Clep presenterà almeno due richieste di modifica. La prima: assicurare un maggior coinvolgimento del Parlamento nella definizione dei Lep. Facendo sì che l’approvazione dei livelli essenziali non avvenga tramite Dpcm, come attualmente previsto, ma tramite decreto legislativo. Seconda modifica, ancor più di sostanza: assicurare che, qualora la devoluzione di nuove competenze alle Regioni comporti maggiori oneri per lo Stato, le stesse risorse extra siano destinate anche a quei territori che non hanno chiesto maggiore autonomia. Un esempio concreto: se una Regione del Nord dovesse vedersi riconoscere più autonomia, poniamo, nel campo dell’Istruzione, ma lo Stato finisse per trasferirle più fondi di quanti ne spende adesso per lo stesso servizio, dovrebbe destinare – proporzionalmente – gli stessi fondi extra per l’istruzione anche a tutte le Regioni del Sud. 

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LE MODIFICHE

Modifiche profonde all’impianto pensato da Calderoli, dunque, su cui i meloniani confidano di poter trovare la quadra con la Lega. Mentre Forza Italia intende presentare alcuni ordini del giorno (dunque non vincolanti) a prima firma del capogruppo in commissione Mario Occhiuto. Uno per chiedere l’attuazione di un Fondo di perequazione per il Mezzogiorno, un altro per far sì che, anche sulle materie già delegate agli enti locali (come asili nido e trasporto pubblico locale) si proceda a individuare livelli minimi delle prestazioni, perché secondo FI è anche su quegli aspetti che prosperano i divari tra Nord e Sud. Gli azzurri, inoltre, avrebbero voluto definire prima i Lep in tutte le materie, anche in quelle attualmente non richieste da nessuna Regione (proprio come suggerivano Violante e altri saggi del Clep). Ma alla fine hanno ceduto alla richiesta di Calderoli, per non ritardare troppo la riforma. Intanto il ministro si dice «francamente stupito, sorpreso e rammaricato» dalle dimissioni degli esperti. Ma l’autonomia, assicura, «non subirà alcun ritardo». Parlamento permettendo. 

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