Amendola: «Il Pd motore del governo. In Europa contiamo di più»

Amendola: «Il Pd motore del governo. In Europa contiamo di più»
di Marco Conti
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Martedì 16 Marzo 2021, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 09:31

Sottosegretario Amendola, da unico esponente Pd che è al governo senza essere in quota di qualche corrente, che ne pensa delle parole del nuovo segretario del Pd sul tema?
«Non sono allergico alle correnti, ma ad un dibattito interno al partito che è asfittico. Il problema del Pd è aprirsi alle sfide del Paese e alle nuove generazioni. Le attuali correnti sono basate sugli equilibri parlamentari, ma dal 2018 ad oggi nel nostro Paese molto è cambiato. L'appello di Letta non è alla pace interna, ma una spinta ad uscire fuori dalle nostre consuetudini».

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Quanto incide, secondo lei, la preoccupazione per i posti in lista per restare in un Parlamento che avrà un terzo in meno di posti disponibili?
«Non si possono coltivare posizioni di rendita.

Noi dobbiamo metterci al servizio dei bisogni che avrà l'Italia di oggi uscita dall'emergenza sanitaria. Un partito serve se comprende quali sono le esigenze del Paese».

Letta è l'ultima spiaggia per il Pd?
«Ha indicato un percorso ambizioso perché da un lato dobbiamo essere il motore del governo Draghi e del suo impegno per tenere unito il Paese. Dall'altro, ricostruire il campo progressista e democratico dove le fondamenta sono quelle storiche dell'Ulivo sulle quali occorre sperimentare e cambiare tutto. Ad esempio come si organizza la partecipazione in un partito digitale».

Sullo ius soli, rilanciato ieri da Letta, arriverà prima l'Europa?
«No, i binari sono differenti. Sull'immigrazione in Europa stiamo negoziando un nuovo accordo che recuperi la solidarietà. Lo ius soli racconta il profilo e i valori di una forza progressista e mi meraviglia che qualcuno si sorprenda che la pensiamo così».

Si riferisce a Salvini secondo il quale l'argomento rischia di compromettere il governo?
«Evitiamo polemiche, siamo tutti impegnati nel sostegno al governo Draghi. Nessuno però chieda alle forze politiche di annullare la propria identità e i propri programmi. Vale per noi come per Salvini».

Invece il rapporto con il M5S per Letta va approfondito anche se è tutto da definire. Condivide?
«Abbiamo fatto una strada in comune con i 5S e ora attendiamo di sapere quali saranno il loro profilo politico e la collocazione europea. In base a questo valuteremo la strada da fare insieme. Il percorso indicato da Letta è chiaro ed è aperto a tutte le forze progressiste e democratiche».

Teme che possano esserci ancora contiguità del M5S al populismo vecchia maniera?
«Mi auguro proprio di no. Il populismo lo abbiamo già sperimentato nel primo anno di legislatura e abbiamo visto che rischi l'Italia stava correndo. Anche perché europeismo e populismo non sono conciliabili. E l'esperienza del Conte2 su questo è stata netta, scegliendo la strada giusta per l'Italia».

Il nuovo Ulivo ha bisogno del maggioritario?
«La migliore legge che abbiamo avuto è stato il Mattarellum. D'altronde sono nato politicamente con l'Ulivo e continuo a preferire il sistema elettorale maggioritario. L'accordo per una nuova legge elettorale sarà tema di confronto parlamentare. Alcune modifiche si possono fare da subito, a partire dalla sfiducia costruttiva e porre un argine al trasformismo parlamentare».

Confronto aperto a tutti, ha detto Letta, Renzi compreso. Sorpreso?
«No perché Letta ha fatto un appello a tutte le forze che si richiamano alla tradizione del centrosinistra».

Quando avremo il testo finale del Recovery, riforme incluse?
«Il Recovery Plan è all'attenzione del Parlamento. Le riforme, giustizia, pubblica amministrazione, non sono condizionalità ma rappresentano un passaggio importante perché per noi il Parlamento è centrale».

Draghi a palazzo Chigi e Letta alla segreteria del Pd il suo lavoro a Bruxelles è più facile?
«Un anno e mezzo fa parlare di Europa ed europeismo non riscuoteva grande successo. Abbiamo negoziato e strappato successi. Ora Italia e Europa sono di nuovo la medesima comunità di destino nella lotta al Covid».

Anche la Lega che appoggia il governo le suscita ottimismo?
«Con la Lega e tutte le forze di maggioranza dobbiamo lavorare per rafforzare l'Italia in Europa. Ci sono importanti negoziati in corso: la riforma del patto di stabilità, come proposto dal commissario Gentiloni, e il nuovo patto per l'immigrazione. Tante questioni che aiuteranno a cambiare in meglio non solo l'Italia, ma anche l'Europa».

Sui vaccini l'Europa ha fatto tutto bene?
«Siamo onesti, ci sono stati dei ritardi soprattutto nell'aver sovrastimato la produzione in base ai contratti firmati dall'Unione. L'alternativa sarebbe però stata peggiore. Ventisette paesi che negoziano ognuno per proprio conto avrebbe causato caos e squilibri interni».

Questa esperienza cambierà qualcosa anche dell'Europa-sanitaria?
«E' necessario. Un anno fa la sanità era una materia di esclusiva nazionale. Dopo un anno abbiamo scoperto che occorrono politiche comuni, per costruire in futuro una capacità industriale europea autonoma su di un bene inalienabile come la salute».

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