4 marzo 2018, un anno con Di Maio e Salvini: cronistoria del governo giallo-verde
Brexit e guerra commerciale Usa-Cina si sono fatte sentire, così come il rallentamento di Paesi come la Germania dai quali tanto dipende il nostro export. Ma non c'è solo questo. Lo scontro con l'Europa e le devastanti dichiarazioni sulla fuga dall'euro tra l'esito delle elezioni e la difficile formazione del governo, hanno rotto la ritrovata luna di miele tra l'Italia e lo spread, che pure subito dopo il voto aveva mantenuto un certo aplomb. Formato il governo, gli argini di quell'equilibrio attorno a quota 100 si sono definitivamente rotti. I fari sul debito, che nel frattempo cresceva invece di calare, hanno reso ancora più stretti i margini di manovra della Legge di bilancio. Sicché tra ottobre e novembre lo spread ha proseguito la sua corsa fino 330.
Secondo la Fondazione Hume, tenendo conto del crollo del mercato azionario italiano (-16%) e della caduta del valore dei titoli di Stato posseduti da residenti in Italia e del deprezzamento delle obbligazioni aziendali, dall'1 marzo al 19 ottobre sono stati bruciati virtualmente 198 miliardi (oltre il 10% del Pil) di cui 107 dall'insediamento del governo. Una cifra che non tiene conto dei Btp detenuti dalla Banca d'Italia e dagli investitori esteri, altrimenti il conto cresce a quota 305 miliardi. Da allora le acque si sono un po' calmate e lo spread Btp-Bund si è attestato attorno a quota 260. Ma, per un Paese che ha pochi strumenti di difesa e un debito elevatissimo come il nostro, il livello è ancora troppo alto per scongiurare l'aggravamento della crisi.
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