Che effetto fa essere un mito? A rispondere a questa semplice domanda, a chi a Tavullia ha un murales tutto suo che lo rappresenta come David Bowie è Valentino Rossi pronto a tornare a correre, a Monza. Ma non sulle due ruote. Meglio quattro, nella GT World Challenge Europe. Una domanda complessa ma che il Doctor risolve con semplicità: «È una grande soddisfazione, vuol dire che ho fatto qualcosa di speciale e che va oltre a essere un pilota. Ancora oggi la gente mi chiede quando tornerò a correre in moto e ci rimangono male se dico loro che ho quasi 50 anni, allora rispondo che lo farò il prossimo anno (ride)».
Valentino Rossi torna in pista
Al Secolo XIX Valentino Rossi racconta «di aver sempre cercato di rimanere una persona normale, quello che sono.
Esistono oggi altri miti del suo calabro? Altra domanda complica ma Vale non si tira mai indietro: «Nella MotoGp abbiamo molti piloti forti, Bagnaia potrebbe diventare un trascinatore. Dopo di me il motociclismo è tornato a essere quello che era prima di me: uno sport per appassionati. Io, in qualche modo e per qualche motivo, ero riuscito a farlo conoscere alle nonne e ai bambini. Sinceramente non so il perché (ride), forse è stato un insieme dei miei risultati e del mio carattere. Jacobs ha compiuto un’impresa storica, ma per capire la grandezza di un personaggio bisogna aspettare qualche anno. Negli anni ’90 gli sportivi venivano visti come dei miti, penso a Maradona o Senna, è cambiata la cultura. Chi è il Senna di oggi? Forse Hamilton, ma neanche lui giovanissimo».
Valentino papà, l'esperienza con Giulietta
Poi c'è il Valentino papà, quello che corre dietro alla sua Giulietta. La piccola di casa nata dall'amore con Francesca Sofia Novello. «Mi aspettavo che fare il babbo sarebbe stato più difficile, ma è ancora piccola e so che quando crescerà diventerà più impegnativo. Correre in auto e in moto è più difficile, a volte la pressione e la tensione ti fanno stare male, invece con Giulietta è tutto bello».
Domanda del quotidiano genovese: si parla tanto del calo delle nascite, perché secondo lei la gente non fa più figli? Tocca sempre a Vale rispondere dal circuito di Monza: «Io ho aspettato di essere veramente molto grande. Hanno tutti molta paura, soprattutto da giovani. I nostri genitori facevano i figli a 25 anni o meno, io a quell’età sarei stato disperato, non avrei saputo cosa fare! Si è un po’ più egoisti, almeno io lo sono stato, pensi che avere un bambino sia un peso e gli amici non ti aiutano, ti ricordano che non potrai più svegliarti a mezzogiorno (ride). Forse la gente è un po’ più pigra, vedono un figlio come una perdita di tempo, ma è un peccato perché è un’esperienza che consiglio a tutti»