Elisabetta Sgarbi, l'amore per la famiglia, le scomesse lavorative vinte e il rimpianto più grande: «Mi dispiace non aver avuto figli»

Quella di Sgarbi è una figura professionale «multitasking»: signora dell’editoria, del cinema e della cultura

Elisabetta Sgarbi: l'amore per la famiglia, le scomesse lavorative vinte e il rimpianto più grande: «Mi dispiace non aver avuto figli»
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Martedì 28 Marzo 2023, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 17:20

Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio, ha rilasciato un'intervista sul Corriere della Sera dove parla della sua vita lavorativa e personale. Quella di Sgarbi è una figura professionale «multitasking» - come si dice oggi: signora dell’editoria, del cinema e della cultura. Un background particolare che è riflesso nella sua casa-museo di Ro Ferrarese nella quale sono migliaia le opere d’arte e le collezioni di libri.

Accompagnata sempre dai suoi occhiali scuri, anche di notte: «David Lynch alla stessa domanda risponde che li porta perché guarda al futuro e il futuro è molto luminoso. Questa frase la voglio fare mia», ha spiegato Sgarbi.


Le parole, come le persone, sono importanti

Elisabetta Sgarbi, da brava editrice, spiega che le parole per lei sono sacre e che bisogna trattarle come persone, quindi con amore: «Credo nel valore della parola come si deve credere nelle persone».

La visione religiosa di Sgarbi si vede nella sua risposta: «Alcune persone non ci sono più ma continuano ad essere importanti ononostante siano morte».

Sgarbi racconta di aver avuto un padre piuttosto timido ma che le ha insegnato ad ascoltare mentre la madre l'ha aiutata ad affrontare l'insicurezza e a superare gli ostacoli. «Mio fratello Vittorio? È stato precoce per intelligenza e voracità nella lettura. Mi precede ed è stato un confronto costante che mi ha messo alla prova», spiega Elisabetta.

È famoso il gesto di Vittorio Sgarbi di spostarsi il ciuffo con la mano: un'eredità della madre. Elisabetta invece saluta come la mamma: «Quando mando un messaggio alle persone cui voglio bene, chiudo scrivendo tre volte ciao. È come se volessi far parlare lei: era il suo saluto all’ospedale, negli ultimi tempi, con un’allegria che è anche un segno di generosità».

Sgarbi confessa che le piace andare al cimitero a trovare i suoi genitori, nella cappella di famiglia a Stienta dove sono presenti delle opere d’arte perché gli tengano compagnia: «È capitato che leggessi a mia madre a voce alta gli articoli di mio fratello: lui stava male ed era il mio modo di onorare la promessa fatta a lei di stargli vicino».
 

 

Le scomesse editoriali vinte

Elisabetta Sgarbi racconta della sua scommessa vinta: gli analisti finanziari davano due anni di vita alla casa editrice «La nave di Teseo»: «In sette anni abbiamo pubblicato mille titoli, di cui il 30 per cento è catalogo, la memoria letteraria di un autore: Coelho, De Carlo, Scerbanenco, Rezza, Houellebecq... Ricordo che 20 giorni dopo la morte di mia madre consegnai le dimissioni da Bompiani: un taglio netto dopo 25 anni di lavoro e risultati. Tre mesi dopo mancò Eco. Debuttammo con il suo Pape Satàn Aleppe, anche se non avrebbe voluto essere il primo, in nome dell’indipendenza, anche dai fondatori».

Tra i bestseller ricorda Paulo Coelho, con il suo catalogo, Joël Dicker e Sandro Verones». Pubblicò anche Woody Allen in lockdown, nonostante le accuse dell’ex moglie e del figlio, e uscire comunque in ebook a prezzo pieno. «Ho vinto la mia scommessa. L’opera letteraria è indipendente dalla vita morale delle persone. Vedi Caravaggio».

«Gli Extraliscio? Me ne sono innamorata grazie a Ermanno Cavazzoni. Il film che ho diretto e prodotto con la mia casa di produzione Betty Wrong è stato presentato a Venezia, candidato ai Nastri d’Argento e ha ricevuto i Premi Fice e Siae».

La serietà di Sgarbi nel lavoro l'è costata qualcosa, come lei stessa confessa: «Mi dispiace non aver avuto figli. Ma anche questo fa parte del mio tuffarmi con serietà ed estremismo nelle cose. Pensavo che non sarei riuscita a dividermi tra lavoro e famiglia. Così ho fatto la scelta di non avere figli. Ma penso sia stato un errore».

 


L'incontro col Papa

Sgarbi ha incontrato il Papa in udienza il 19 febbraio con altri della Fondazione Ente dello Spettacolo e le istituzioni del cinema: «Ero fiera e orgogliosa di andarci come editrice e regista». Con lei c’era Eugenio Lio, filosofo e teologo, che per Elisabetta è stato «parte importante della vita professionale e privata». Lio era entrato alla Bompiani nel 2000 come editor. E con Mario Andreose, Umberto Eco e altri, è tra i fondatori della Nave di Teseo. «Eco? Lo rivedo quando andiamo tutti e quattro nello studio notarile di Piergaetano Marchetti e con un entusiasmo da ragazzino mi ascolta raccontare il piano editoriale di una ipotetica casa editrice che avrebbe dovuto sottrarsi a ogni logica di grande concentrazione editoriale». 

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