Lidia Vivoli, scampata a un femminicidio: «Una notte il mio ex voleva uccidermi. In tribunale gli imputati hanno più garanzie delle vittime»

A Uno Mattina la donna ha raccontato la sua esperienza: dalla violenza alla denuncia

Lidia Vivoli, scampata a un femminicidio: «Una notte il mio ex voleva uccidermi. In tribunale gli imputati hanno più garanzie delle vittime»
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Venerdì 24 Novembre 2023, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 08:44

La storia di Giulia Cecchettin  ci porta a riflettere ancora sui femminicidi sul rischio di una “normalizzazione” dei comportamenti violenti nelle relazioni di coppia. Della morte della 22enne veneta è accusato l'ex fidanzato Filippo Turetta. Oggi ospite a Uno Mattina c'è stata Lidia Vivoli una donna che ha rischiato di morire per mano del suo fidanzato anni fa.  «Ho avuto la forza di lasciarlo perchè una notte ha deciso di uccidermi – racconta la donna in collegamento con il programma di Rai 1 – colpendomi con una bistecchiera in ghisa, pugnalandomi, mi ha rotto il timpano, le costole… si è impegnato per uccidermi, ho giocato anche un po’ di astuzia con le parole, son riuscita a convincerlo a lasciarmi stare poi è andato via e ho chiamato i soccorsi e mia madre».

Lidia Vivoli, la storia della donna scampata a un femminicidio

Quella di Lidia è stata una vita normale, fino al 2012: lavorava come assistente di volo, salvava i cani dalla strada e cercava di salvare anche la sua dal trauma della separazione dal marito.

A partire dall’incontro di un uomo, tutto è cambiato. Voleva rifarsi una vita ed ha tentato di ritrovare la serenità lanciandosi in una nuova storia ma quell’uomo, che inizialmente la faceva sorridere e le cucinava il pesce, di colpo si è trasformato in un mostro ossessivo, nel suo persecutore che la controllava di continuo, che l’ha massacrata e ridotta in fin di vita. Lidia si era innamorata del vicino di casa, lo vedeva come il Principe azzurro ma le sua storia non era una fiaba, ma ben presto si trasforma in un incubo. «Quando sono arrivati i carabinieri il mio racconto è diventato una denuncia in automatico. Ho comunque sperimentato sulla mia pelle cosa vuol dire andare in tribunale come vittima rispetto agli imputati che hanno molto più garanzie». Sono parole ancora rotte dal dolore quelle di Lidia: «Il primo processo si è concluso con una condanna di 4 anni e lui dopo 5 mesi è uscito dal carcere».

Il racconto

E poi ha aggiunto: «Molti dicono che gli uomini cambiano in realtà loro mettono una maschera davanti agli amici ma in una relazione è impossibile tenerla e poco dopo si è palesato il narcisista patologico: alla mia epoca però non se ne parlava. Il problema è un altro, quando una persona va a fare una denuncia, evitiamo di minimizzare. La lentezza di denunce e forze dell’ordine ha provocato tanti morti. E inoltre dobbiamo fare capire alle donne quali siano le relazioni tossiche. Se un uomo ti impedisce di avere relazioni libere, di avere un profilo WhatsApp o Facebook, non è bene».

In studio interviene anche un esperto. «Le cose stanno cambiando ma purtroppo molto lentamente, bisogna intervenire e ci tengo a dire che non è un problema delle donne ma degli uomini che non si devono girare dall’altra parte, devono capire quando una relazione è tossica e gli amici devono farglielo capire, quando avverrà questo faremo tutti dei passi avanti, come quando tutti abbiano contrastato le mafie: speriamo che ci vogliamo solo decine di anni».

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