Drusilla Foer: «Non voglio fare tutto, l'arroganza è volgare. Simbolo dell'inclusione? Non faccio nulla per esserlo»

Drusilla Foer: «Non voglio fare tutto, l'arroganza è volgare. Simbolo dell'inclusione? Non faccio nulla per esserlo»
di Gloria Satta
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Martedì 21 Giugno 2022, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 09:04

Nastro d'argento per il miglior cameo dell'anno: lo ha ritirato al Maxxi tra gli applausi Drusilla Foer che nel film Ancora più bello di Claudio Norza interpreta la nonna-strega della giovane protagonista. Altri vincitori alla 76esima edizione dei riconoscimenti del Sindacato Giornalisti Cinematografici: È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino trionfa con 6 Nastri tra cui miglior film, migliori attrici Teresa Saponangelo e Luisa Ranieri, 4 premi a Mario Martone per Qui rido io e Nostalgia, miglior attore Pierfrancesco Favino a pari merito con Silvio Orlando, tre premi a Freaks Out di Gabriele Mainetti, per la commedia si afferma Riccardo Milani, per la musica Nicola Piovani e Manuel Agnelli, il film dell'anno è Marx può aspettare di Marco Bellocchio. Il Nastro è il nuovo successo di Drusilla, alter ego en travesti dell'attore e artista fiorentino Gianluca Gori, 54, e ormai capace di incantare il pubblico trasversale che l'ha scoperta sul palco di Sanremo: con i suoi capelli candidi, i preziosi abiti di sartoria, l'ironia irriverente ma mai volgare, la sorprendente creatura scenica è un concentrato di eleganza, saggezza non banale, talento, originalità. Un simbolo di inclusione, un'icona di quello stile che dispiega nel suo spettacolo Eleganzissima, attualmente in tour (sarà alla Cavea dell'Auditorium il 25 luglio) e su Rai2, dove fino al 1° luglio conduce l'Almanacco del giorno dopo. Dopo l'estate inciderà un disco. Impossibile considerare Drusilla un personaggio: è una persona e, come tale, si racconta.

Le mancava solo un premio cinematografico?
«Non mi aspettavo il Nastro e sono felicissima di averlo avuto.

Girare Ancora più bello in mezzo a tanti giovani mi ha trasmesso una valanga di energia, sempre salutare per le persone di spettacolo della mia età che finiscono per essere un po' disilluse, un po' ciniche».

Le hanno proposto degli altri film?
«Sì, anche delle serie ma ho rifiutato perché ero impegnata con il tour e detesto fare le cose nei ritagli di tempo. Sono una sega-nervi, una perfezionista: lavoro con il massimo impegno, non per vanità. E per Paolo Virzì sarei disposta a dire soltanto il pranzo è servito».

Altri registi che apprezza?
«Pier Paolo Pasolini e Tim Burton. Tra i miei film preferiti ci sono Dogville di Lars Von Trier e Io sono l'amore di Luca Guadagnino. Da bambina rimasi folgorata da Scarpette rosse mentre Il Ladro di Baghdad rappresentò il mio impatto con la nudità maschile e generò i primi pensieri erotici, un po' morbosi».

Come definirebbe quest'ultimo anno che, dopo un'onorata carriera di nicchia, le ha dato la popolarità di massa?
«Carico di stupore soprattutto per me. Non sono un'ambiziosa, alla mia età sarebbe sciocco inseguire il successo. L'unica ambizione che ho è fare le cose al meglio. Odio avere rimorsi».

Com'è stato condurre una serata di Sanremo con Amadeus?
«Bellissimo anche grazie all'intesa con lui e con i vertici illuminati della Rai, primo fra tutti Stefano Coletta. Mi hanno lasciata libera. Io sono salita sul palco tranquilla, ho fatto quel che so fare. E mi sono divertita».

Si sente un simbolo dell'inclusione?
«Non faccio nulla per esserlo ma sono felice se i pensieri che esprimo servono a supportare idee e battaglie per la parità, contro la violenza e le ingiustizie».

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In quest'epoca tanto aggressiva qualcuno la considera paradossalmente l'espressione della vera femminilità: come la prende?
«Con un sorriso carico di tenerezza. La mia visione della femminilità deriva dalla serenità con cui sono arrivata a considerare sia l'essere donna sia la virilità».

Ci sono critiche che l'hanno ferita?
«Quelle dettate non dal mio lavoro ma dal pregiudizio».

La politica l'ha mai cercata?
«Ha provato a mettere il cappello sulla mia popolarità ma io ho fiutato la trappolina e mi sono sottratta. Odio la politica che parla per slogan e cerca solo il consenso».

Cos'è per lei la volgarità?
«Ogni forma di arroganza, veleno per la qualità».

Drusilla finirà per divorare Gianluca?
«Nessun rischio, hanno entrambi una personalità forte e tra loro esiste un gioco di forza che garantisce l'equilibrio».

Vedremo mai in scena Gori senza parrucca e abito da sera?
«Ma sì, prima o poi uno spettacolo glielo lascerò fare. Mica posso lavorare soltanto io».

A chi dice grazie?
«Al mio produttore, il musicista Franco Godi, a Sergio Censi, un amico che non c'è più ma mi ha ispirata. E a Piero Chiambretti, che mi ha insegnato tanto della tv».

Cosa non vorrà fare mai?
«Il personaggio tv invadente».
 

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