Luciano Moggi sulla Superlega: «Il calcio non è più uno sport ma un business»

Luciano Moggi sulla Superlega: il calcio non è più uno sport ma un business
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Lunedì 19 Aprile 2021, 15:15

 «Il calcio non è più uno sport, lo è il sabato e la domenica e gli altri giorni è un business, e adesso tutti cercano di guadagnare di più», Luciano Moggi commenta così la nascita della Superlega, un progetto accolto da 12 club coinvolti in qualità di squadre partecipanti, tra cui Juventus, Inter e Milan che potrebbe rivoluzionare la struttura della Serie A. «I club non dovrebbero partecipare al campionato, ma come si fa così all'improvviso? I giocatori non possono partecipare alle nazionali, ma è un discorso difficile da fare».

«Sarebbe da ridurre il campionato italiano non a 20 ma a 16 squadre», prosegue l'ex dirigente sportivo della Juventus che sulla mancata meritocrazia risponde «ma il calcio è business», e poi preannuncia inevitabili scontri e minacce «come quella che i giocatori non possono essere convocati delle proprie nazionali». La competizione europea per club sarebbe infatti composta da 20 squadre, 15 delle quali partecipanti di diritto in quanto club fondatori, con l'aggiunta di altre 5 società che sarebbero determinate stagione dopo stagione con un meccanismo di qualificazione che al momento però ancora è poco chiaro. La Serie A dunque rischierebbe di perdere il proprio appeal perché si giocherebbe solo per lo Scudetto e per la retrocessione, dal momento che l’accesso alla Superlega sarebbe blindato dai club fondatori.
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Pensare di poter inserire all'interno del già fitto calendario nazionale del campionato di Serie A un altro impegno settimanale come la Superlega, oltre alla Champions League, renderebbe difficile lo svolgimento del torneo. «Le società sono oberate di debiti e si inventano una Superlega che potrebbe anche essere un'attrazione- afferma Moggi - che però ha dei contrasti, si gioca infrasettimanalmente ma non potranno poi farsi i turni infasettimanali e anche la Coppa Italia sarebbe a rischio.

Mi sembra siano cose messe lì per formare un tavolo e fare una trattativa». Una trattativa dal valore di 7 miliardi e mezzo.

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