Si trovava nel braccio della morte di Singapore da 5 anni, da quando era stata arrestata e condannata alla pena capitale con l'accusa di aver venduto 30 grammi di eroina. Oggi all'alba, la 45enne Saridewi Djamani è stata impiccata in quella che è stata la prima condanna a morte, da quasi 20 anni, inflitta a una donna nella città-Stato che ha una delle leggi antidroga più severe del mondo sia per chi spaccia che per chi consuma. L'esecuzione è stata eseguita nonostante la donna si è sempre difesa sostenendo che la droga era una fornitura accumulata per affrontare il mese di digiuno del Ramadan.
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— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) July 28, 2023
Singapore, inutili le proteste
E a nulla sono valse le proteste delle organizzazioni per i diritti umani: secondo la legge di Singapore, la condanna morte è inflitta a chiunque venga sorpreso a trafficare, importare o esportare determinate quantità di droghe illegali come metanfetamine, eroina, cocaina o prodotti a base di cannabis. «La condanna a morte di Saridewi Binte Djamani è stata eseguita il 28 luglio 2023», ha affermato l'ufficio della narcotici sostenendo anche che ha avuto un «giusto processo» ai sensi della legge. «Ha presentato ricorso e la Corte d'appello lo ha respinto il 6 ottobre 2022», si legge ancora. E non è stata concessa nemmeno la grazia presidenziale, mentre l'Onu ha sollecitato una moratoria sulla pena di morte L'esecuzione di Djamani arriva appena due giorni dopo un'altra impiccagione.
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Singapore, Amnesty protesta
Ma le organizzazioni per i diritti umani protestano. «Non ci sono prove che la pena di morte abbia un effetto deterrente o che abbia un impatto sull'uso e la disponibilità di droghe», sostiene Chiara Sangiorgio di Amnesty International. «Questa settimana Singapore ha impiccato illegalmente due persone, dando chiara evidenza di una tendenza irreversibile a eliminare questa punizione che non deve avere più alcuno spazio nelle nostre società». Sul caso di Djamani era sceso in campo anche il miliardario Richard Branson che ha esortato Singapore a «concedere la grazia» a Djamani e a interromperne l'esecuzione. Ma tutti gli appelli sono caduti nel vuoto mentre il boia a Singapore non si ferma: la prossima settimana è prevista un'altra esecuzione. Il caso riguarda un ex fattorino condannato nel 2019 per traffico di circa 50 grammi di eroina. L'uomo, 56 anni, si è difeso durante il processo sostenendo di non essere a conoscenza del contenuto del pacco che trasportava.
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