Vardy-Rooney, scontro in tribunale tra le mogli: spiate, veleni e denunce nella guerra tra le wags

Scontro in tribunale tra le mogli di Vardy e Rooney: spiate, veleni e denunce nella guerra tra le wags
di Benedetto Saccà
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Sabato 21 Novembre 2020, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 12:27

Quel mito di Ian Fleming – per chi non fosse già pazzo di lui, è il creatore di 007 – starà chiaramente applaudendo da lassù e non smetterà da ieri pomeriggio di struggersi dicendosi: peccato non averci pensato prima... Peccato non averci pensato davvero, in effetti, perché la storia che ora piove dall’Inghilterra (e da dove, se no?) è oggettivamente, sbalorditivamente, aggressivamente paz-ze-sca. Da serie tv, ecco. E figuriamoci se prima o poi a qualche astuto produttore non verrà in mente di trasformarla in una stagione su Netflix.

Comunque.

Pronti? Da sedersi e reggersi forte. La notizia è esaltante: le mogli di due calciatori del campionato inglese hanno cominciato da mesi un Vietnam a base di improvvisati spionaggi di profili Instagram, scomposte rivelazioni ai tabloid (felicissimi, ovvio), ricatti di varia natura, calunnie trasversali a fondo perduto, tentate estorsioni e inquietanti implicazioni di troll (disturbatori del web, ci tranquillizza Wikipedia) mediante accuse di terrorismo internazionale. Surreale. E querele, certo, ché quelle non mancano mai. Ce ne sarebbe abbastanza per decretare serenamente che sia un gran pesce d’aprile. Invece siamo al 21 novembre ed è tutto vero.

Le protagoniste della vicenda sono all’anagrafe Coleen Rooney, moglie dell’attaccante Wayne Rooney, e Rebekah Vardy, moglie dell’altrettanto attaccante Jamie Vardy. I due mariti, per inciso, hanno giocato insieme in nazionale (inglese). Dunque. Circa un anno fa, la signora Rooney lanciò il fiammifero in quella vasta pozzanghera di benzina che è Twitter. Fiammifero acceso, s’intende. Era piuttosto seccata dal fatto che il tabloid Sun prelevasse dal suo profilo Instagram personale informazioni sulla vita privata della famiglia Rooney e le spedisse in edicola. Poiché però la signora Rooney è furbissima e piuttosto lungimirante, coltivava dei sospetti (spoiler: era Rebekah Vardy) e affidandosi a decine di tonnellate di ingegno decise di tendere una trappola all’incosciente delatore. Geniale, vedrete. Oscurò le storie di Instagram a tutti i suoi follower tranne che a Rebekah, pubblicò dei post a contenuto dichiaratamente falso – case allagate per un diluvio, viaggi in Messico per scegliere il sesso di un figlio, insomma assurdità del genere – e si mise sul divano ad aspettare. Puntuali, le false notizie uscirono sul Sun. Che talento. Il giochino aveva funzionato e così, tempo qualche settimana, Coleen ha denunciato Rebekah, minacciando di pubblicare gli screenshot come prova schiacciante. Non solo. Con un sarcasmo in tutta onestà sfolgorante, l’ha pure ribattezzata Wagatha Christie, mescolando il nome della giallista alla parolina wag, acronimo britannico coniato per mogli e fidanzate di sportivi. E Rebekah? Rebekah si è schiarita la voce e ha intonato: non è come sembra, posso spiegare tutto e cioè che il mio account è stato hackerato. Quindi, per capirci meglio, secondo lei, dei non meglio precisati hacker si sarebbero introdotti nel suo profilo, avrebbero controllato l’andamento della vita dei Rooney e lo avrebbero spifferato ai giornali. Tutto è possibile. Tuttavia Rebekah si è rivelata psicologicamente cedevole ai veleni e ha accusato vari stati d’ansia. E, con un riflesso automatico, ha contro-querelato Coleen.

Gli ultimi aggiornamenti sono, se possibili, ancor più raccapriccianti. Perché, spiega il Daily Mail, ora un fan di Coleen avrebbe ricattato Rebekah sostenendo di essere venuto in possesso di un filmino a luci rosse del marito calciatore Jamie. E purtroppo non è tutto. I disturbatori di internet – i temibili troll – l’hanno anche tacciata di essere un leader dell’Isis (qui siamo alla fantascienza) e di aver rapito Madeleine McCann, la bimba di tre anni scomparsa nel 2007 e mai ritrovata. Agghiacciante. Dallo scenario si può senz’altro dedurre che ormai si sia del tutto travalicato il confine del consentito. Così le parti, adesso, cercano di trovare un accordo extragiudiziale: altrimenti, l’8 febbraio, la triste vicenda approderà nelle aule del tribunale. Seguiranno altre puntate.
 

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