Ungheria, chiude l'unica radio che critica Orban. Il direttore: «È un'esecuzione»

Ungheria, chiude l'unica radio che critica Orban. Il direttore: «È un'esecuzione»
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Martedì 9 Febbraio 2021, 20:29

«Me l'aspettavo ma si tratta comunque di una decisione vergognosa e codarda»: con queste parole  il direttore e proprietario della radio ungherese Klubradio, Andras Arato, ha annunciato di chiudere l'attività. Da mezzanotte di domenica prossima, l'unica emittente radiofonica che contesta il premier ungherese Viktor Orban non avrà più la licenza per andare in onda. Klubradio era già stata silenziata qualche mese fa, con dei motivi che erano sembrati subito pretestuosi: non aveva notificato in tempo alle autorità governative quanta musica ungherese fosse stata messa in onda nei suoi programmi. Notifica che è obbligatoria per tutte le stazioni. L'infrazione è stata però commessa anche da altri, che però non sono stati sanzionati perchè, generalmente, del tutto allineati con l'esecutivo di Fidesz.

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Il ricorso

Il ricorso alla Corte di giustizia di Budapest era per Klubradio l'ultima speranza, nella lotta per la sopravvivenza.

Ma la sentenza, che però ha confermato a decisione dell'Autorità sui media (Nmhh) di toglierle l'autorizzazione a trasmettere. La motivazione della corte è stata lapidaria: «La radio aveva infranto l'obbligo di notifica». Secondo alcuni analisti, oltre che contro la libertà di parola, stampa ed espressione, il giudizio della Corte è anche discriminatorio, dal momento che non spiega, perché venga sanzionato un soggetto, mentre altri non risponderanno della stessa omissione. Una circostanza che la dice lunga anche sull'indipendenza della giustizia in Ungheria di Orban, aggiungono le voci di opposizione.

La contestazione

In Ungheria la legge regola l'uso delle frequenze e controlla i contenuti dei media. Klubradio, che è però un'emittente privata, aveva già perso le sue frequenze in provincia, e negli ultimi anni poteva trasmettere solo a Budapest. Il direttore Andras Arato ha definito «un'esecuzione» la chiusura di Klubradio, attraverso cui «Orban fa tacere l'ultima radio libera del Paese». Si tratta infatti di «un altro colpo contro il pluralismo dei media: in Ungheria è in corso la soppressione sistematica delle voci indipendenti», è stato poi il commento di Katalin Cseh europarlamentare liberale.

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Arato, comunque, promette battaglia facendo appello e poi ricorso anche alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, e alla Corte europea di Lussemburgo, riferendosi al recente regolamento sullo stato di diritto. Il partito socialista (Mszp) intende mettere all'ordine del giorno il dossier davanti alla commissione culturale del Parlamento di Budapest, ma è difficile che ci riesca contro la maggioranza governativa. Nel Consiglio Ue, dal 2018, è in atto nei confronti dell'Ungheria una procedura per violazioni gravi dei valori dichiarati nel trattato sull'Ue, la procedura dell'articolo 7: fra le contestazioni che si muovono a Budapest c'è anche la soppressione della libertà di stampa. Finora, però, non vi sono stati risultati concreti, e chi si oppone a Orban nel paese è ormai molto scettico.

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