Putin, cosa farà adesso? Nelli Feroci: «Lo zar è pronto a puntare su Kiev ma potrebbe attendere le elezioni Usa»

L'ambasciatore: «Il voto russo non ha seguito i criteri di una democrazia occidentale, perciò l'Ue non si congratula»

Putin, cosa farà adesso? Nelli Feroci: «Lo zar è pronto a puntare su Kiev ma potrebbe attendere le elezioni Usa»
di Marco Ventura
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Martedì 19 Marzo 2024, 06:04 - Ultimo aggiornamento: 21:27

«La risposta dell'Europa era prevedibile, così come l'esito delle elezioni. Secondo i nostri standard queste elezioni non sono né corrette né libere né eque, non corrispondono ai criteri di una democrazia all'occidentale, e in quanto occidentali non possiamo sottoscrivere questo risultato. Per questo non ci saranno messaggi di congratulazioni dalle capitali europee, ma da Paesi più vicini alle sensibilità russe su come coniugare una democrazia». L'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, già Commissario europeo e oggi Presidente dell'Istituto Affari Internazionali, riconosce che per quanto il risultato elettorale «vada preso con beneficio d'inventario, dimostra che Putin gode di un consenso notevole. Un dato che può non piacerci, ma di cui dobbiamo prendere atto. I tassi di partecipazione al voto e dei consensi sono i più alti da quando Putin si è sottoposto al rituale delle elezioni. La sua operazione speciale in Ucraina resta popolare».

E adesso che cosa dobbiamo aspettarci?
«Putin si comporterà in continuità con quanto ha fatto finora rispetto alla sua collocazione geopolitica e alla gestione del conflitto.

Non rinuncerà ai territori che ha occupato in Ucraina, che considera parte integrante della Federazione russa, tanto da far votare i suoi abitanti».

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Cercherà di dare la spallata decisiva?
«Che possa essere indotto a portare l'offensiva oltre la linea del fronte con spostamenti di truppe verso ovest non è detto. Tutto considerato, potrebbe convenirgli aspettare di vedere cosa succede negli Stati Uniti a novembre. Certo non sarà disponibile a trattare una pace se non alle sue condizioni. Gli conviene vedere se si insedia un Presidente col quale un negoziato sarà possibile da posizioni più vicine a quelle della Russia di Putin»

Cioè Trump. Putin cercherà di consolidare il vantaggio o andare oltre?
«Il suo primo interesse è consolidare l'occupazione. Ma nella sua agenda politica c'è qualcosa di più, forse anche il disegno originario di realizzare un cambiamento di regime a Kiev insediando un governo amico, oppure destabilizzando ulteriormente l'Ucraina o portando l'offensiva più a fondo verso ovest, o sperando in una rivolta interna, ci sono insoddisfazioni pure in Ucraina verso Zelensky».

Ci sono rischi per la Nato?
«Putin è pur sempre un animale politico razionale, non credo che porterà attacchi a Paesi membri dell'Alleanza Atlantica, alla Moldova, alla quale abbiamo offerto una prospettiva di adesione. La Transnistria, che ne fa parte, da tempo ha manifestato l'intenzione di entrare in una sfera russa».

 

Il dissenso in Russia ha qualche chance?
«È l'ipotesi più remota, qualche forma di dissenso si è manifestata anche nel voto con code di mezzogiorno la domenica ai seggi, ma è un fenomeno decisamente minoritario, non destinato a modificare il dato di fondo: la conferma del sostegno forte a Putin. La Russia è un Paese abituato da sempre alle autocrazie: zar, imperatori, segretari generali del Pcus...»

A lungo l'Occidente ha sperato in un collasso economico della Russia.
«Le sanzioni hanno avuto un impatto molto modesto, perché non erano universali, sono state adottate da un gruppo di paesi occidentali e da un altro piccolo drappello di Stati. L'interscambio, i commerci verso Paesi terzi limitrofi, si sono impennati. Le merci dai Paesi occidentali arrivano in Russia attraverso le triangolazioni. Quanto a idrocarburi e gas, la Russia ha perso clienti in Europa ma ne ha guadagnati altrove. Noi europei ci siamo abituati a fare a meno del greggio e del gas russi»

Fiorisce l'economia di guerra?
«Uno dei motivi per cui la Russia e Putin sono riusciti a proseguire in questo conflitto e oggi a prevalere sul fronte è perché hanno rapidamente convertito l'economia russa in una economia di guerra, soprattutto con la produzione di munizioni a ritmi tre volte superiori a quelli di Europa e Usa messi insieme. Si porrà un problema per Mosca di riconvertire l'economia di guerra in economia di pace. Ma è un problema del futuro, mentre quello che si pone oggi è enorme, per gli occidentali, che si sono impegnati a fornire sistemi d'arma e munizioni. Negli Usa il Congresso sta bloccando i nuovi pacchetti di aiuti. In Europa, le armi non sono più disponibili come prima, a meno di non mettere a rischio gli obiettivi di sicurezza nazionale dei singoli Stati».

 

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