Guerra Ucraina, come può finire? Controffensiva di Kiev vicina, ecco quando l'Occidente potrebbe chiedere la tregua

Da settimane gli esperti militari, l'Europa e gli Usa analizzano la possibile evoluzione del conflitto, tra enormi distruzioni, grandi perdite russe, soldati ucraini in difficoltà, carenza di armi e attrezzature, oltre al calo di interesse per una guerra di logoramento che si annuncia senza fine

Guerra Ucraina, come può finire? Controffensiva di Kiev vicina, ecco quando l'Occidente potrebbe chiedere la tregua
di Cristiana Mangani
7 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Aprile 2023, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 10:09

La tanto annunciata controffensiva di primavera dell'Ucraina riuscirà a riconquistare parte o addirittura gran parte del territorio occupato dai russi. Anche se le forze del Cremlino, sebbene circondate da campi minati e da trappole per carri armati, manterranno il controllo di parti del Donbass e della Crimea. Questo accadrà all'inizio dell'autunno, almeno secondo l'analisi effettuata da The Guardian. Non sarà, quindi, una vera vittoria per nessuno.

Da settimane gli esperti militari, l'Europa e gli Usa analizzano la possibile evoluzione del conflitto, tra enormi distruzioni, grandi perdite russe, soldati ucraini in difficoltà, carenza di armi e attrezzature, oltre al calo di interesse per una guerra di logoramento che si annuncia senza fine. Tutto questo mentre i sostenitori occidentali di Kiev iniziano a spingere per un cessate il fuoco negoziato o per una "tregua duratura", in attesa di un accordo a lungo termine. In scena anche la Cina.

Putin e il cessate il fuoco

L'ipotesi è che, pur mantenendo la volontà di occupare le quattro regioni annesse illegalmente l'anno scorso, la Russia alla fine accetterà un cessate il fuoco condizionato. Vladimir Putin chiederà il blocco delle strategie sul campo dell'Ucraina, mentre il presidente Volodymyr Zelensky sarà obbligato a rinviare temporaneamente il suo tentativo di ripristinare i confini del paese a come erano prima del 2014. In cambio, all'Ucraina - sempre secondo l'analisi di The Guardian - verranno risparmiate ulteriori, insostenibili perdite umane, economiche e infrastrutturali, pur conservando circa l'85% del suo territorio. Una "zona smilitarizzata" monitorata a livello internazionale, in stile coreano, che congelerà le linee del fronte. Fermi i missili, ferme le bombe, potrà finalmente iniziare la ricostruzione. In queste condizioni, anche i rifugiati potranno tornare a casa.

Decisioni che metteranno d'accordo un po' tutti, perché gli Stati Uniti e i loro alleati Nato dell'Europa occidentale potranno dichiarare che l'indipendenza sovrana dell'Ucraina democratica e l'ordine globale basato su precise regole sono salvi. La Polonia e altri stati dell'Europa orientale resteranno, però, meno sicuri.

E l'adesione dell'Ucraina all'Ue sarà, comunque, di nuovo sospesa. L'adesione alla Nato sarà ancora più complicata, come ha indicato la settimana scorsa uno scontro tra Berlino e Bruxelles. Insomma, il "processo di pace" definito avrà bisogno di parecchi anni per diventare realtà. E la possibilità che il conflitto si riaccenda rimarrà come una spda di Damocle sull'Ucraina.

La posizione di Kiev

Piacerà una simile soluzione agli ucraini? Forse non a tutti, perché a molti sembrerà un tradimento. Ai loro occhi, l'impegno del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di «fare tutto il necessario» per respingere la Russia non sarà mantenuto. Putin sopravviverà al potere nonostante i numerosi crimini compiuti. Ma che piaccia o no, questo sembra essere sempre di più il risultato probabile. L'attrattiva più ampia di una tregua duratura è ovvia. Fermerebbe il massacro, scongiurerebbe l'escalation delle armi nucleari Russia-Nato, mitigherebbe le crisi economiche, energetiche e alimentari globali e porterebbe una sorta di pace. Molti in Europa e nel sud del mondo voterebbero a favore per una simile risoluzione già da ora.

Un compromesso come questo al ribasso sarà inevitabile? Secondo gli esperti di strategia militare, no. In teoria, entrambe le parti potrebbero ancora ottenere una vittoria decisiva. Ma molto più probabile, in assenza di un accordo, è uno stallo sanguinoso, costoso, a bassa intensità, che si trascinerebbe per anni. Questa prospettiva non va bene a nessuno, tranne forse alla Cina e ai produttori di armi. «In questo contesto, le richieste di una fine diplomatica del conflitto stanno comprensibilmente crescendo - hanno osservato la scorsa settimana Richard Haass, un influente ex alto diplomatico statunitense, e il professore di Georgetown Charles Kupchan -. L'occidente dovrebbe fare di più ora per aiutare l'Ucraina ad avanzare sul campo di battaglia, mettendola nella migliore posizione possibile al tavolo dei negoziati entro la fine dell'anno. La soluzione è porre fine alla guerra - hanno aggiunto - rinviando la disposizione definitiva di quella parte di territorio che è ancora sotto l'occupazione russa». Una tregua di questo tipo «potrebbe prevenire un nuovo conflitto e porre le basi per una pace duratura».

L'Occidente

I funzionari statunitensi sperano che le forze armate ucraine facciano molto bene il loro lavoro sul campo, in modo da convincere Putin a muoversi verso un cessate il fuoco. «Per quanto tutti vorremmo vedere la rapida liberazione del territorio ucraino, è improbabile che un'offensiva primaverile abbia risultati di vasta portata - ha  ha concluso Stephen Walt di Harvard, osservatore ben informato -. Sospetto che la maggior parte degli alti funzionari dell'amministrazione Biden comprenda questa crudele realtà, qualunque cosa possano dire in pubblico. Perché quello che sperano, invece, è che le forze armate ucraine facciano abbastanza bene da convincere Puti a muoversi verso una tregua e alla fine negoziare un accordo di pace completo».

Le fosche valutazioni trapelate dal Pentagono sulle prospettive dell'Ucraina e sul calendario delle elezioni americane rafforzano le aspettative di una svolta sostenuta dagli Stati Uniti verso i colloqui. Il massimo generale americano, Mark Milley, dice che non si aspetta che l'Ucraina riesca a espellere tutte le forze russe quest'anno. In visita a Washington la scorsa settimana, il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, ha diligentemente preso spunto e ha considerato: «Dovremmo essere realistici. Non ci sarà un solo momento in cui la Russia crollerà». Lo studioso ha affermato, erroneamente, che sarebbe stata Kiev, e non i suoi alleati, a decidere quando iniziare i colloqui. È più probabile che sia vero il contrario.

Sebbene la Gran Bretagna rimanga la più determinata ad andare avanti, la pressione tangibile per arrivare ai negoziati sta crescendo in altri ambienti. Il presidente francese, Emmanuel Macron, starebbe esortando la Cina a spingere su Putin. Olaf Scholz, cancelliere tedesco, ha sempre insistito che solo il dialogo porrà fine alla guerra. Domande preoccupanti incombono sulla capacità di Biden di mantenere gli attuali livelli di sostegno degli Stati Uniti. E in questo scenario, è chiaro che i leader ucraini avranno solo pochi mesi per tentare di respingere i russi prima che la pressione internazionale si faccia più pressante. Presumibilmente, Putin lo sa, e per questo sta opponendo resista all'eventualità di cedere terreno. La scorsa settimana un gruppo di ex alti diplomatici ha esortato i governi occidentali a «fare tutto il possibile» per fornire carri armati migliori, missili a lungo raggio e aerei da combattimento, in modo da «aprire la strada alla vittoria ucraina». Ma è un tema dove si incontrano molte resistenze. Quindi tutto dipenderà dall'imminente offensiva.

Per ora, Zelensky, sostenuto dal 64% degli ucraini, continua - almeno in pubblico - a mantenere la sua posizione rigida, dicendo che ogni centimetro del territorio occupato sarà liberato. Questo anche se è consapevole delle perpessità degli alleati. 

Le pressioni su Putin

Sul fronte russo, comunque, non sembra andare diversamente. Si dice che il presidente Vladimir Putin stia subendo anche lui pressioni da parte di alcuni alleati, per trasformare l'invasione dell'Ucraina in un'operazione difensiva in vista della controffensiva di Kiev. Secondo l'analisi dei ricercatori dell'Istituto per lo studio della guerra (Isw) con sede a Washington, gli sforzi per reclutare 400.000 coscritti nelle forze armate russe servirebbero principalmente per fortificare le attuali linee del fronte in Ucraina.

L'Isw ha affermato che il comando militare russo «sta probabilmente tentando di convincere» Putin di come stia andando la guerra realmente e quindi stanno spingendo per adottare unicamente operazioni difensive e non di attacco. Il think tank ha anche fatto riferimento ai commenti di Yevgeny Prigozhin, il leader del gruppo paramilitare Wagner, che il 21 aprile ha affermato che la Russia deve radicarsi sul territorio ucraino, «in modo da poter respingerecon maggiore forza gli avversari». 

Negli ultimi 14 mesi, l'invasione russa è stata segnata da battute d'arresto dovute a errori strategici, mancanza di attrezzature e di addestramento e una difesa inaspettatamente forte da parte delle forze ucraine. Secondo i dati militari ucraini più di 186.000 membri del personale russo sono stati uccisi nei combattimenti a partire da domenica scorsa. Nei giorni scorsi le forze ucraine hanno stabilito posizioni lungo la sponda orientale del fiume Dnipro a sud della città di Kherson. Una spinta verso sud da Kherson non solo avvicinerebbe le truppe ucraine alla Crimea, ma consentirebbe loro anche di contenere l'esercito russo da ovest. 

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