Protesta trattori, dalla Ue mano tesa agli agricoltori: via i limiti alle coltivazioni. Ecco il piano

Bruxelles estende al 2024 la moratoria sull’obbligo di tenere a riposo il 4% dei campi. Previsto un “freno d’emergenza” per le importazioni. Ma gli agricoltori: non basta

Protesta trattori, dalla Ue mano tesa agli agricoltori: via i limiti alle coltivazioni. Ecco il piano
di Gabriele Rosana
4 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Febbraio 2024, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 10:15

 L’Europa fa (mezzo) dietrofront per placare la rabbia degli agricoltori. Con i trattori che premono alle porte del quartiere Ue di Bruxelles, blindato in occasione del summit dei leader dei Ventisette che si apre questa mattina, la Commissione tende una mano ai coltivatori diretti che protestano da settimane in tutto il continente. Lo fa mettendo sul tavolo, da subito, una doppietta di misure: più terre arabili con l’estensione anche al 2024 dello stop all’obbligo che impone di tenere a riposo il 4% dei terreni, e più tutele per i produttori dal rischio concorrenza a basso prezzo rappresentata dalle importazioni agricole in arrivo dall’Ucraina. Sullo sfondo, intanto, prende quota la volontà di collocare su un binario morto la firma dell’intesa commerciale Ue-Mercosur, accusata di aprire le porte del mercato europeo a imponenti volumi di alimenti sudamericani più economici, dalla carne di manzo e pollo a zucchero e riso. «Gli agricoltori europei portano sulle nostre tavole il cibo migliore e più salutare al mondo. Davanti alle avversità, troviamo soluzione comuni», ha scritto su X la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che appena una settimana fa aveva avviato un dialogo strategico che durerà sei mesi con i rappresentanti della filiera. «Rispettiamo tutti quelli che hanno qualcosa da dire sulle nostre politiche. Ma quasi metà del bilancio Ue va a sostegno dell’agricoltura, e i coltivatori sanno che non c’è migliore alleato per tutelare i loro guadagni», ha detto in sala stampa il suo vice Margaritis Schinas, nel corso del doppio (e precipitoso) annuncio. Secondo il capo del Green Deal Maros Šefčovič, «con questa azione stabilizzatrice, possiamo contribuire ad alleviare la preoccupazione dei nostri agricoltori e garantire che rimangano economicamente sostenibili in un periodo di grande incertezza».

Confagricoltura, a Bruxelles per portare le istanze degli agricoltori nelle sedi competenti

Cominciamo dal nuovo stop al maggese, uno dei nove vincoli ambientali previsti dalla Pac, la Politica agricola comune Ue, per contribuire alla sostenibilità del settore.

Dal 2023, infatti, per ricevere le generose sovvenzioni Ue, le aziende europee del comparto primario con più di dieci ettari di terreno coltivabile devono destinare il 4% delle loro terre alla tutela della biodiversità e della natura, ad esempio piantando siepi e alberi o lasciando i prati incolti. 

LE CONCESSIONI

Dopo una prima sospensione del requisito l’anno scorso, in risposta alle conseguenze della guerra russa in Ucraina, Bruxelles si dice adesso disposta a prolungare la pausa per tutto quest’anno, e con effetto retroattivo da gennaio. Ma con dei condizioni precise e paletti fermi, che dovranno essere prima approvati dai governi dei Ventisette: potranno avvalersene soltanto, infatti, gli agricoltori che sul 7% dei loro seminativi coltivano leguminose che, come lenticchie o piselli, aiutano a convertire l’azoto presente nell’atmosfera, oppure piante a crescita rapida, da foraggio o da orto, purché senza l’impiego di pesticidi. Una serie di cavilli che non piacciono ai trattori. Per la Cia-Agricoltori italiani, si tratta appena di «un contentino»; «una proposta debole e insufficiente». Le piazze del malcontento, infatti, non vogliono deroghe a tempo, ma lo stralcio tout court dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni.

 

C’è, poi, il capitolo Ucraina, uno dei più spinosi per i coltivatori dell’Europa orientale - dalla Polonia alla Bulgaria, passando per Romania e Slovacchia -, i cui governi già due anni fa si erano opposti al maggiore afflusso di cereali e altri beni agricoli dal Paese in guerra confinante. Ieri l’esecutivo Ue ha disposto la rimozione per il terzo anno consecutivo, fino al giugno 2025, dei dazi all’importazione per i prodotti in arrivo da Kiev, che per diventare definitivo dovrà essere votato dal Parlamento Ue e dal Consiglio. Alla misura di favore per l’economia ucraina si affianca, tuttavia, per la prima volta un meccanismo di salvaguardia rafforzato che consentirà di intervenire rapidamente in caso di gravi perturbazioni a danno di un mercato nazionale o del mercato Ue. E per le merci più sensibili, come pollame, uova e zucchero, è previsto un freno di emergenza per evitare che si superino i volumi medi di importazione dei due anni appena trascorsi. Ciò significa che se l’import di questi prodotti dovessero superare tali soglie, le tariffe tornerebbero ad applicarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA