L'orgia gay con l'ormai ex eurodeputato Jzsef Szájer provvisto, a sua insaputa, di ectasy, porta alla scoperta il mondo della notte a Bruxelles lontano dalle luci dell'ufficialità dei lavori del parlamento europeo. Lontano anche dalle norme anti Covid che vietano eventi come quello scoperto venerdì notte dalla polizia che vedeva insieme nello stesso locale 25 uomini.
Orgia gay scoperta per "vendetta"
Sui media del Belgio e della Polonia tiene banco il racconto del polacco 29enne David Manzheley che secondo alcune fonti risulta pure ricercato delle autorità polacche. Intanto nella capitale belga si dava da fare ad organizzare party a luci rosse per omosessuali "durante i quali ognuno non può limitarsi ad osservare, ma deve partecipare". Il giovane polacco ritiene che questa volta le cose siano andate storte per una vendetta della concorrenza che soffre per il successo delle sue feste che riuniscono funzionari delle istitutuzioni europee con particolare presenza di polacchi e ungheresi oltre a rappresentanze di Ucraina, Francia, Germania, Olanda, Lussemburgo, Svizzera e Spagna.
Dice di non conoscere Jzsef Szájer, noto per le sue posizioni omofobe e ora cacciato dal partito di Orban di cui era fedelissimo, e che probabilmente l'europarlamentare, il personaggio di gran lunga più in vista della serata, era entrato alla festa seguendo un amico.
Difficile per la polizia identificare quella moltitudine di uomini nudi.
The orgy organizer speaks again.
"Politicians from Ukraine, France, Germany, the Netherlands, Luxembourg, Switzerland & Spain come for orgies." However, the most frequent guests are Poles and Hungarians https://t.co/qB1SdgpHj8— Valerie Hopkins (@VALERIEin140) December 3, 2020
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Orbán nel frattempo ha scaricato definitivamente Szájer, eurodeputato di Fidesz, il suo partito. «Quello che ha fatto il nostro parlamentare József Szájer non ha posto tra i valori della nostra famiglia politica», ha detto il premier ungherese in serata. «Non dimenticheremo né ripudieremo i suoi 30 anni di lavoro, ma le sue azioni sono inaccettabili e indifendibili», ha aggiunto Orban, riferendo che Szájer ha lasciato il partito, lo stesso del premier, dopo essersi già dimesso dal suo incarico di europarlamentare durante il fine settimana.
Dimissioni dopo l'orgia
Il party a luce rosse risale a venerdì sera e la retata è subito diventata una breaknews perché tra i fermati c'erano diplomatici e funzionari europei e un europarlamentare, noto esponente della politica ungherese legato a Orban, che dopo essere stato scoperto si è dimesso. La notizia è rimbalzata su tutti i media con la polizia che, pur senza fornire molte indicazioni sull'accaduto, ha confermato l'episodio. Nello zainetto dell'eurodeputato anche una pasticca di ecstasy: "Non so da dove provenga" ha detto il politico ungherese.
Sono stati proprio gli agenti venerdì scorso a fare irruzione in un locale sopra un bar del centro della capitale trovando una ventina di uomini, molti di essi nudi, che partecipavano al party tra droga e alcol. Tutti sono stati identificati e multati per aver violato il lockdown con un'ammenda di 250 euro. Ma uno di loro è riuscito a scappare calandosi da una grondaia (si è anche leggermente ferito) e quando è stato riacciuffato dai poliziotti non ha potuto fare meno di dare le proprie generalità, ammettendo di essere un europarlamentare europeo e provando a giocare la carta dell'immunità. Immediata è scattata sul web la caccia all'identità dell'uomo mentre fonti dell'eurocamera si trinceravano dietro la privacy per evitare ogni commento.
Poi la conferma è arrivata dal diretto interessato: Jzsef Szájer, eurodeputato ultraconservatore di Fidesz che ha annunciato di essersi dimesso. «Ero presente», ha ammesso in una dichiarazione. «Dopo che la polizia ha chiesto la mia identità, visto che non avevo documenti ho dichiarato di essere un eurodeputato. Sono profondamente dispiaciuto di aver violato le restrizioni Covid. È stato irresponsabile da parte mia», ha sottolineato Szajer scusandosi con la famiglia (moglie e una figlia), con i colleghi e con i suoi elettori che per quattro volte lo hanno votato al parlamento ungherese (tra il 1990 e il 2002) e quattro volte al Parlamento europeo, dal 2004. «Chiedo loro di valutare il mio passo falso sullo sfondo di trent'anni di lavoro devoto e duro. Il passo falso è strettamente personale, io sono l'unico che ne deve assumere la responsabilità. Chiedo a tutti di non estenderlo alla mia terra o alla mia comunità politica», ha aggiunto, precisando di non aver fatto comunque uso di droghe.
Szájer è una personalità in vista all'interno di Fidesz, di cui è stato uno dei fondatori, ed ha ricoperto incarichi di primo piano, come la vicepresidenza del gruppo del Ppe fino alla scorsa legislatura. Un passato ingombrante che mette ancora di più in imbarazzo le élite politiche a Bruxelles e a Budapest, investite dal tam tam di commenti sul web. In molti non perdonano a Szájer le sue posizioni ostili ai matrimoni gay: c'è anche la sua firma sulla legge omofoba che li ha messe al bando. Atteggiamenti e politiche non certo in linea con quel party con 25 uomini anche in violazione delle norne anti Covid.
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