Naufraggio Pylos, la strage dei bimbi: cosa non ha funzionato. Le omissioni (e i ritardi) della Grecia nei soccorsi

La Guardia costiera di Atene: «Volevano proseguire per l’Italia». Ma viene smentita

Naufraggio Pylos, la strage dei bimbi: cosa non ha funzionato. Le omissioni (e i ritardi) della Grecia nei soccorsi
di Cristiana Mangani
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Giovedì 15 Giugno 2023, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 13:08

Negano le responsabilità e raccontano una storia che, con il passare delle ore, viene smentita dalle testimonianze dei superstiti. «Non volevano essere soccorsi - è la tesi fornita sin dal primo momento dalla Guardia costiera greca -. Ci hanno detto che volevano proseguire verso l’Italia». Ma la realtà sembra diversa e la ricostruzione più verosimile che sta prendendo forma attribuisce alla Grecia ben altre responsabilità. Prima fra tutte di essere intervenuti in ritardo. «Se avessimo provato a soccorrerli con la forza - ha giustificato la decisione il capitano della Guardia costiera Nikos Alexiou - avremmo potuto causare il naufragio del peschereccio. Avremmo potuto essere noi la causa dell’affondamento. Non è affatto vero che siamo stati lì a guardare senza soccorrerli». E ancora: «Non esistono semplici osservatori che salvano 104 esseri umani - ha aggiunto -. Abbiamo provato a convincerli di farsi aiutare. Non si rendevano conto del pericolo che stavano correndo». Poi un particolare: «Dieci minuti prima che il barcone affondasse, ha perso il motore. Potrebbe essere stata questa la causa delle forti oscillazioni che hanno causato il naufragio».

Le segnalazioni

Di certo si sa che la mattina del 13 giugno, alle 9,35, l’attivista Nawal Soufi ha segnalato su Twitter - dopo aver avvertito le autorità marittime greche, maltesi e italiane - che una grande imbarcazione era in pericolo. E che a bordo c’erano 750 persone. L’allerta è stata diramata: il peschereccio stracarico di esseri umani sembra essersi perso in acque internazionali, a circa 50 miglia dalla città costiera greca di Pylos, e a 250 miglia dall’area Sar italiana. Spetta ad Atene intervenire. Ma le ore passano senza che i soccorsi partano. Passa addirittura un intero giorno, durante il quale anche un aereo di Frontex, dopo aver sorvolato la zona, invia le immagini del barcone riempito fino all’inverosimile, dove si vedono i passeggeri con le mani in alto, come per chiedere aiuto.
Il Coordinamento marittimo italiano conferma di aver ricevuto una e-mail con la segnalazione, ma per raggiungere quel tratto di mare ci sarebbero voluti due giorni.

Grazie al numero di telefono satellitare inviato, la Guardia costiera di Roma individua il tratto di mare dove il peschereccio si trova e lo segnala alle autorità greche. A distanza di ore, però, la ricostruzione che si va delineando è molto diversa da quella fatta dai greci. Innanzitutto, la direzione del peschereccio non sarebbe stata verso l’Italia, ma verso le coste del Peloponneso. Una deviazione rispetto alla precedente rotta per raggiungere la costa calabrese, che sarebbe stata necessaria perché c’era in atto una emergenza. Dai racconti dei sopravvissuti viene fuori che a bordo la tensione era molto alta già poche ore dopo la partenza da Tobruk, in Cirenaica. Il motore del peschereccio aveva cominciato a non funzionare sei ore dopo aver lasciato le coste della Libia, tanto che alcuni dei migranti avrebbero anche chiesto di tornare indietro. Ma il capitano dell’Adriana e gli scafisti - secondo il loro racconto - avrebbero proseguito usando le maniere forti e picchiando chi si lamentava.

 

Niente acqua

Martedì mattina, il disastro. L’acqua a bordo è finita, non c’è più cibo. Dopo quattro giorni di navigazione, per molti passati nella stiva, c’è chi perde i sensi perché totalmente disidratato. Nelle ore successive si scoprono sei cadaveri, due sono bambini. Scoppia il panico, i migranti capiscono che le loro richieste di aiuto sono cadute nel vuoto. Qualcuno prova a ribellarsi, ed è a quel punto che il capitano, dopo aver girato la prua verso le coste greche, avrebbe abbandonato la nave calando una scialuppa. I tracciati della navigazione dimostrano che, da quel momento, il peschereccio comincia a sbandare. La situazione precipita quando due mercantili, che avevano ricevuto ordine dalla Guardia costiera greca di avvicinarsi per aiutarli, cominciano a tirare a bordo bottiglie di acqua e viveri. Per accaparrarsele i migranti si sarebbero accalcati tutti verso un lato del barcone, provocando forti oscillazioni. Un rischio che li ha fatti desistere dal continuare.
Passano altre ore e il motore si spegne definitivamente, rendendo ormai l’imbarcazione ingovernabile. È a quel punto che lo spostamento di peso dei 750, schiacciati l’uno sull’altro, avrebbe causato il rovesciamento. In meno di 10-15 minuti, poi, l’affondamento e la strage.

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