La Cia intercettò il principe bin Salman: «Fate tacere Khashoggi». Ma Trump frena

La Cia intercettò il principe bin Salman: «Fate tacere Khashoggi». Ma Trump frena
di Flavio Pompetti
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Venerdì 23 Novembre 2018, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 10:15

NEW YORK La Cia avrebbe in mano prove che inchiodano il principe saudita Mohammed bin Salman al ruolo di committente dell'omicidio Khashoggi. Lo ha rivelato ieri il quotidiano turco Hurriyet Daily, con un articolo che descrive la registrazione nelle mani dell'agenzia di una telefonata tra il giovane principe e suo fratello Khaled, ambasciatore della casa reale a Washington. In essa l'aspirante al trono di Riad darebbe l'istruzione di sbarazzarsi di Khashoggi appena possibile. La stessa direttrice della Cia Gina Haspel ne avrebbe parlato durante la visita ad Ankara lo scorso mese.

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PROBLEMI
Al telefono il principe si lamentava con il fratello dell'imbarazzo che il giornalista stava causando alla casa reale, con le sue ripetute critiche per la lentezza delle riforme promesse per il Paese. Ancora una volta la rivelazione non ha convinto Donald Tump. Il presidente ieri per la seconda volta dall'inizio del suo mandato ha contraddetto la consuetudine che l'avrebbe voluto in visita ad una rappresentativa militare nel giorno del Ringraziamento.

Dalla sua villa di Mar A Lago, Trump si è invece fatto riprendere al telefono mentre parlava con alcuni dei presidi dell'esercito. In merito al caso Khashoggi, ha detto che «la Cia non ha emesso finora un giudizio conclusivo». «Se non è stato Salman a ordinare l'assassinio, di chi è allora la colpa?» gli è stato chiesto. «La colpa è del mondo, che è un posto feroce» è stata la risposta.
Trump si attiene alla linea di realpolitik che ha sostenuto fin dall'inizio di questa storia brutale e grottesca, e lo fa senza alcun bisogno di nascondere la logica di stato che la sostiene. «Odio questo crimine e odio il depistaggio che è stato messo in atto ha detto il presidente E vi dico questo: il principe Salman lo odia ancora più di me. Ma volete davvero che io butti via centinaia di migliaia di posti di lavoro per seguire dei codici di comportamento che, se applicati fino in fondo, ci lascerebbero soli senza nemmeno un alleato?».

DIPLOMAZIE
Lo stesso principe sente che la morsa dell'indignazione internazionale dei primi giorni dello scandalo si sta allentando. Ieri per la prima volta nell'ultimo mese ha lasciato i confini sicuri dell'Arabia Saudita per avventurarsi in terra degli Emirati, all'inizio di un giro di consultazioni con i Paesi alleati che prelude al summit dell'Opec in programma il 6 dicembre a Vienna. Il suo principale accusatore: il presidente turco Tayyip Erdogan ha concluso che l'omicidio del 2 di ottobre nel consolato saudita di Istanbul è stato ordinato «dai massimi vertici» della casa di Saud, ma ha evitato di fare il suo nome.

Ora le diplomazie dei due Paesi stanno negoziando un possibile incontro di pacificazione la prossima settimana in occasione del G20 di Buenos Aires. Più esplicita la posizione del governo francese, il cui ministero degli Esteri ha decretato ieri sanzioni contro 18 cittadini sauditi, e ha specificato che il bando riguarda il loro diritto di accesso nell' area Schengen, in attesa di chiarimenti.

Simili sanzioni erano state prese lunedì scorso dalla Germania. A Riad sono 21 le persone detenute dalla polizia con l'accusa di aver partecipato all'uccisione di Khashoggi, e su cinque pende la pena capitale. Gli Usa hanno colpito con le sanzioni 17 sauditi, ma il nome di Mohammed bin Salman non è mai stato fatto. Trump ha invece approfittato della giornata del Thanksgiving per ringraziare il prezioso alleato degli sforzi compiuti per arrestare la corsa all'aumento del petrolio, e riportare il costo di un barile sotto i 60 dollari in concomitanza con l'esodo festivo.

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