Israeliani in fuga da Hamas si rifugiano a Cipro, a 40' di volo: già arrivati in 16mila. E il governo si prepara in caso di escalation

L’isola, intanto, è diventata un luogo di ricostruzione per i sopravvissuti del rave nel deserto del Negev, un raid nel quale sono state uccise circa 260 persone

Israeliani in fuga da Hamas si rifugiano a Cipro, a 40' di volo: già arrivati in 16mila. E il governo si prepara in caso di escalation
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Lunedì 13 Novembre 2023, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 13:09

Dopo l’attacco di Hamas gli israeliani non si sentono più al sicuro. E molti si rifugiano a Cipro, a soli 40 minuti di volo, isola del Mediterraneo diventata punto di riferimento per migliaia di fuggitivi. «Ogni giorno arrivano circa 1.000 persone», racconta al Guardian Arie Zeev Raskin, il rabbino capo dell’isola. «Più di 16.000 persone sono sbarcate a Cipro in cerca di pace da quel terribile giorno», il 7 ottobre scorso, quando i miliziani di Hamas hanno lanciato l’incursione dalla Striscia di Gaza contro Israele. «Ci sono madri single, bambini traumatizzati, persone che non riescono a sopportare il rumore dei razzi che esplodono ogni giorno. Offriamo loro tutto ciò che possiamo, che sia un letto, cibo, alloggio temporaneo», spiega il rabbino.

I riservisti

Gli arrivi israeliani tuttavia non provengono da un’unica direzione, qui hanno fatto tappa anche i riservisti residenti all’estero che hanno risposto alla chiamata alle armi di Benjamin Netanyahu. Sono transitati da Cipro prima di tornare nel loro Paese d’origine, riferisce Arie Zeev Raskin, «abbiamo ospitato giovani riservisti ebrei provenienti da Paesi come l’Argentina, che si sono presentati dopo l’attacco». L’isola è in una posizione strategica e le ambasciate occidentali della capitale Nicosia sono in stato di emergenza in previsione che Cipro diventi nuovamente un hub di evacuazione e un centro nevralgico per la distribuzione degli aiuti umanitari, sottolinea il Guardian. Nel 2006 lo stato membro più orientale dell’Unione europea è stato un punto di transito per oltre 30.000 cittadini stranieri in fuga dalla guerra in Libano e all’inizio di quest’anno ha rappresentato il primo rifugio per migliaia di cittadini con passaporto britannico evacuati dal Sudan. Il ministro degli Esteri, Constantinos Kombos, ha tracciato uno scenario preoccupante in caso di escalation del conflitto, con l’ipotesi di oltre 100.000 persone in arrivo dal Libano e da altre parti dell’area.

I sopravvissuti

L’isola, intanto, è diventata un luogo di ricostruzione per i sopravvissuti del rave nel deserto del Negev, un raid nel quale sono state uccise circa 260 persone.

Un progetto di volontariato con medici esperti di traumi acuti, psicoterapeuti, specializzati in benessere e salute mentale organizzato gratuitamente al Secret forest, un resort di proprietà di un israeliano che ospita gli scampati nel cuore della foresta sulle montagne sopra Pahos, nella parte greca di Cipro. Al programma si sono iscritti 1.200 superstiti, i primi 53 sono partiti per l’isola il 20 ottobre. Le foto li mostrano seduti in cerchio, mentre condividono i racconti con i terapisti. Intorno, la natura pacifica dell’isola. Hanno vissuto il terrore di essere braccati dai terroristi, l’orrore degli amici massacrati, decine di cadaveri a terra, il miracolo di essere vivi mentre chi pochi minuti prima ballava accanto a loro non c’è più. Giovani morti o rapiti. Per lenire il trauma e dare una direzione al loro dolore sono stati allestiti laboratori di dialogo, musica, trattamenti in acqua, agopuntura, shiatsu, yoga, pilates, massaggi. Il ritiro nella foresta serve a scardinare il meccanismo della paura e dell’immobilità dentro il trauma. «Non immaginavamo quale risposta ci sarebbe stata al nostro progetto», ha raccontato Yoni Kahana, il proprietario del resort. «Nel giro di poche ore da quando abbiamo offerto il nostro posto ai sopravvissuti oltre 1.200 persone si sono iscritte al programma». Il responsabile Maor Arieli evidenzia la grande disponibilità al supporto degli psicoterapeuti: «Per il bene dei sopravvissuti e per comprendere le loro esigenze, abbiamo reclutato un team di professionisti altamente qualificati. Hanno accettato immediatamente di aiutare in questa importante causa. Alla Secret forest c’è un’utopia che tutti noi vorremmo esistesse in Israele in questo momento».

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