Ilaria Salis, le mosse del governo per i domiciliari in Italia. ​«Una norma europea ci aiuta»

I legali hanno incontrato l’ambasciatore a Budapest. «Non si sottrarrà al processo e Roma garantirà che non ci sia pericolo di fuga»

Ilaria Salis, le mosse del governo per i domiciliari in Italia. «Una norma europea ci aiuta»
di Valeria Di Corrado
4 Minuti di Lettura
Martedì 30 Gennaio 2024, 23:51

 «Una normativa europea c’è ed è attuabile: Ilaria potrebbe scontare gli arresti domiciliari in Italia. Non si sottrarrebbe al processo, anche se tornasse in patria. Però è necessario un intervento diplomatico da parte del nostro Governo, che offra rassicurazioni e garanzie alle autorità ungheresi sul fatto che non ci sarebbe pericolo di fuga». L’avvocato Eugenio Losco nella serata di ieri è atterrato a Milano Malpensa con il collega di studio Mauro Straini. I due legali assistono Ilaria Salis, l’insegnante milanese che da 11 mesi è detenuta in Ungheria con l’accusa di aver partecipato all’aggressione a due estremisti di destra. Sono stati ricevuti insieme ai genitori della 39enne dall’ambasciatore italiano a Budapest, Manuel Jacoangeli, che subito dopo si è recato al ministero della Giustizia ungherese per discutere del caso. 

Roberto Salis, padre di Ilaria: «Incatenata già altre 4 volte e l'ambasciata italiana lo sapeva»

«C’è stato un primo incontro con l’ambasciatore (durato circa due ore, ndr) e per la prima volta c’è un concreto interesse ad appoggiare la nostra richiesta che Ilaria torni a casa - ha spiegato l’avvocato Losco - Fornire rassicurazioni sul fatto che Ilaria assisterà al processo, anche tramite videoconferenza, e che non evaderà dai domiciliari, magari prospettando il controllo con braccialetto elettronico, potrebbe far cambiare l’atteggiamento fino a qui molto duro delle autorità ungheresi.

Anche perché il processo sarà lungo, tra testimoni da sentire e video da mostrare: ci sono udienze calendarizzate fino a ottobre e non credo finirà prima di un anno». «Per presentare una nuova richiesta di arresti domiciliari, aspettiamo che ci siano questi contatti diplomatici - ha aggiunto il legale - Anche perché la prima istanza, risalente allo scorso novembre, era stata rigettata nel merito: per il pericolo di fuga, non per inammissibilità. Questa è la certificazione che la legge a cui ci appelliamo è applicabile al caso Salis. Il padre di Ilaria ne ha parlato con il ministro alla Giustizia Carlo Nordio e io con il suo ufficio legislativo. Purtroppo non ci sono molti precedenti in materia, perché è raro che si verifichi una situazione simile».

LA NORMA

La decisione-quadro n.829 del 29 ottobre 2009 del Consiglio europeo verte appunto «sull’applicazione tra gli Stati membri dell’Ue del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare». È stata recepita dall’Ungheria nel 2013 e dall’Italia con il decreto legislativo n.36 del 15 febbraio 2016. Potrebbe essere applicabile anche prima di un’eventuale condanna definitiva. La ratio della norma è evitare che ci sia disparità di trattamento tra cittadini europei detenuti: il fatto di non avere la residenza o un domicilio nello Stato in cui si è sotto processo potrebbe fungere da elemento discriminante, precludendo la possibilità di ottenere gli arresti domiciliari. Per questo motivo la legge comunitaria permette di scontarli nel proprio Stato.

LA DIPLOMAZIA

«Non vogliamo intervenire nella giustizia altrui, ma siamo nell’Unione europea e ci  sono diritti dei cittadini da rispettare», ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, facendo riferimento anche al fatto che lunedì l’insegnante milanese è stata portata nell’aula del tribunale di Budapest, per assistere alla prima udienza del suo processo, con le catene ai polsi e ai piedi. Si è già attivato il Garante dei detenuti italiano, affinché siano eliminate tutte le misure inumane e degradanti. Su questo versante i legali della Salis si riservano poi di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani, per violazione dell’articolo 3 della Convenzione. «Nell’ultimo Consiglio europeo degli Affari esteri - ha aggiunto Tajani - ho consegnato un documento al governo ungherese, chiedendo che si vigilasse sul rispetto delle regole. Non lasceremo la nostra concittadina in una condizione di mancato rispetto» e su questo «non possiamo transigere». Su sua indicazione, l’ambasciatore Riccardo Guariglia, segretario generale del Ministero, ha convocato ieri mattina alla Farnesina l’incaricato d’Affari della Repubblica di Ungheria. «Nel ribadire la protesta del Governo italiano per le condizioni» in cui la 39enne è detenuta e viene trattenuta nelle udienze, Guariglia «ha espresso la ferma aspettativa dell’Esecutivo» affinché alla Salis sia accordato «al più presto un regime di custodia cautelare in linea con la normativa europea, incluse misure alternative alla detenzione in carcere». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA