Foreign fighters, la Francia: «Una Corte internazionale per giudicare i combattenti europei per l'Isis»

Combattente Isis rimandato dalla Turchia in Ungheria
2 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Novembre 2019, 23:14

Una corte internazionale per processare i circa 10 mila foreign fighter catturati, di cui circa 2000 europei, che molti Paesi però non vogliono per il timore che i loro sistemi giuridici non garantiscano la loro detenzione e un'adeguata condanna. A questa sta lavorando la Francia insieme al Qatar, come rivela il New York Times,ed è una lotta contro il tempo, dato che la Turchia ha già avviato le prime operazioni di rimpatrio di foreign fighter. Senza contare che resta sempre il problema delle loro vedove e dei loro figli ancora detenuti, circa 70 mila. Quasi una risposta al messaggio lanciato il segretario di Stato amercano Mike Pompeo: «Gli Usa continueranno a guidare la lotta all'Isis mantenendo un presidio in Siria ma gli europei devono fare di più», aumentando i fondi per la ricostruzione in Iraq e nella Siria nordorientale e soprattutto riprendendosi i loro foreign fighter».

Il monito è arrivato al vertice della coalizione globale anti Isis a Washington, che il prossimo anno si svolgerà in forma allargata in Italia, come ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, uno dei trenta capi delle diplomazie a partecipare oggi al summit. «L'Italia sarà protagonista con tutti i Paesi coinvolti e concentrerà gli sforzi sull'Africa, in particolare sulla Libia, per il rischio di avere cellule terroristiche a 200-300 km dalla Sicilia», ha spiegato il titolare della Farnesina.

Turchia, espulsi altri 8 foreign fighter dell'Isis: sono 7 tedeschi e un britannico

Terrorismo, la foreign fighter Lara Bombonati condannata a due anni e 8 mesi

Il vertice di oggi era stato chiesto dalla Francia dopo l'improvvisa decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane dalla Siria e la successiva offensiva turca contro i curdi, alleati degli Usa nella lotta al Califfato.  M
a gli alleati della coalizione appaiono disorientati. Nella stessa giornata di ieri da Washington sono arrivati due segnali contradditori. Il presidente ha ribadito che resta un piccolo numero di soldati «solo per difendere i campi petroliferi», mentre il capo del Pentagono Mark Esper ha annunciato che stazioneranno circa 600 uomini anche per continuare a combattere l'Isis e ha auspicato un rafforzamento della presenza europea. Ma gli europei vorrebbero dagli Usa garanzie di sicurezza prima di inviare aiuti umanitari, distribuire i rifugiati e bonificare le zone minate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA