«I droni russi sganciano granate chimiche», l'allerta di Kiev: 371 casi nel mese di marzo. Cosa sono il "gas cloro" e il "gas mostarda"

«I droni russi sganciano granate chimiche», l'allerta di Kiev: 371 casi nel mese di marzo. Cosa sono il "gas cloro" e il "gas mostarda"
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Sabato 6 Aprile 2024, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 17:16

L’esercito ucraino sta monitorando la frequenza con la quale i droni russi lanciano granate contenenti agenti chimici letali o altamente pericolosi. «Queste azioni della Federazione russa stanno diventando sistemiche e il numero di tali incursioni è in costante crescita», lancia l’allarme il comando delle forze di supporto delle Forze armate ucraine con un post sui social.

La Convenzione

Tra febbraio 2023 e marzo 2024 Kiev ha registrato 1.412 casi in cui le munizioni nemiche contenevano sostanze chimiche nocive, è la denuncia dei vertici militari. Solo nel mese scorso si sono verificati 371 casi, 90 in più rispetto al corrispondente periodo di un anno fa, in palese violazione della «Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, della produzione, dell’accumulo, dell’uso di armi chimiche e della loro distruzione».

Le armi chimiche, insieme a quelle nucleari e biologiche, sono oggi classificate come armi di distruzione di massa. Questa specifica le separa dalle armi convenzionali, come l’artiglieria e gli esplosivi, rispetto alle quali possono fare danni maggiori. La fine della Guerra fredda creò le condizioni per la nascita di un nuovo trattato internazionale per la messa al bando delle armi chimiche: se ne cominciò a discutere già negli anni ‘80, ma solo nel 1992 l’Onu approverà il testo della Convenzione che non solo ne proibisce l’uso, ma anche il possesso e ne ordina la distruzione. Due anni dopo l’attentato terroristico a Tokyo con il gas nervino che provocò 13 morti e oltre 6200 intossicati, la Convenzione è diventata operativa con la ratifica di 65 Stati e da allora agisce attraverso la Organization for the prohibition of chemical weapons (Opcw).

Gas velenosi

La guerra in Ucraina ha purtroppo riportato in primo piano la armi chimiche, con accuse incrociate tra Kiev e Mosca circa il loro utilizzo. Il 13 marzo scorso il quotidiano spagnolo El Mundo ha pubblicato un reportage sul tema, corredato da prove: un cilindro metallico con una data impressa in nero su una granata inesplosa, mostrata da un soldato dopo averla recuperata sul fronte di Velika Novosilka, fra Zaporizhzhia e Donetsk, documenta l’uso di armi chimiche da parte della Russia in Ucraina. Il servizio riporta le testimonianze di medici e militari che raccontano la loro esperienza con i gas velenosi impiegati dalle truppe russe negli attacchi in territorio ucraino. «Abbiamo sempre più casi di feriti da gas cloro e gas mostarda. Uno è morto per asfissia. Abbiamo visitato i nostri soldati colpiti da questi attacchi chimici e abbiamo prove dei composti che la Russia sta usando in questo momento», afferma Hanna, una dei sanitari operativi nella base di Prigov first volunteer mobile hospital, nella città di Liman, molto vicina al fronte. L’articolo evidenzia inoltre che le truppe ucraine non hanno in dotazione maschere antigas. A maggio 2023 il problema venne sollevato da Hamish de Bretton-Gordon, esperto britannico del settore intervistato da Euronews. Sosteneva che Mosca è in grado di usare armi chimiche «devastanti» in Ucraina e per questo la comunità internazionale dovrebbe condannarne l’uso, anche se il Cremlino continua ad affermare di non avere alcuna intenzione di combattere con tali dotazioni. Eppure proprio il 7 maggio dell’anno scorso un drone ucraino ha ripreso le immagini dei bagliori delle bombe al fosforo impiegate dai russi nella battaglia di Bakhmut. «Il nemico - affermava un portavoce delle Forze per le operazioni speciali - ha usato munizioni al fosforo e incendiarie cercando di cancellare la città dalla faccia della terra».

Dispositivi

Da sottolineare che il fosforo non è classificato come arma chimica dal diritto internazionale, sebbene il suo uso contro aree civili sia considerato un crimine di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra per via dei «danni indiscriminati» e dei traumi causati alla popolazione. Il fosforo, infatti, provoca incendi improvvisi, particolarmente difficili da spegnere. Inoltre le persone che vengono colpite dalla sostanza possono subire profonde ustioni, che si aggravano in caso di contatto con l’acqua. Tuttavia, tale sostanza può essere legittimamente utilizzata dalle forze militari per l’illuminazione notturna o per creare cortine fumogene. La definizione di armi chimiche e biologiche è stata messa a punto dall’Opcw: le prime includono tutte le sostanze tossiche e i precursori che, attraverso le loro proprietà, sono in grado di alterare i processi vitali causando «morte, incapacità temporanea o danni permanenti all’uomo o agli animali». Qualunque dispositivo utilizzato per creare, lanciare e rilasciare le sostanze chimiche viene definito arma chimica, pertanto vi rientrano bombe, missili, proiettili di artiglieria, mine, alcuni tipi di carrarmati. E anche, come in questo caso, i droni.

Crimini di guerra

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha lanciato la sua «operazione speciale», invadendo l’Ucraina, e già un mese dopo avrebbe sganciato bombe al fosforo bianco, come hanno denunciato il sindaco di Irpin, città alla periferia di Kiev, e il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, nel sud est dell’Ucraina. L’anno seguente però è stata Mosca ad accusare l’Ucraina di usare armi chimiche in prima linea, con gravi conseguenze per i suoi soldati. Kiev ha negato, sostenendo di rispettare le leggi di guerra. A dicembre 2023 una brigata russa ha ammesso di avere lanciato una sostanza chimica simile al gas lacrimogeno, vietata nei conflitti, sui soldati ucraini. L’esercito del presidente Vladimir Putin è accusato di numerosi crimini di guerra, tra cui tortura e uso illegale di armi esplosive.

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