Coronavirus in Amazzonia, indigeni curati con un farmaco per animali: gli effetti sono terribili

Coronavirus in Amazzonia, indigeni curati con un farmaco per animali: gli effetti sono terribili
di Alix Amer
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 20:56

Migliaia di persone in Amazzonia si sono ammalate dopo aver assunto un farmaco usato per curare gli animali distribuito dagli evangelici che sostengono sia una cura miracolosa contro il coronavirus.

Secondo i rapporti sanitari locali, molte persone che vivono nella zona amazzonica del Perù nord-orientale hanno assunto iniezioni di ivermectina, un farmaco usato per le infezioni parassitarie ma hanno subito “terribili” effetti collaterali. Fino a oggi 5.000 persone nella città di Nauta hanno ricevuto il trattamento che viene propagandato dal sindaco e dai gruppi evangelici.
 

 


L’America Latina è stata particolarmente colpita dalla pandemia e ora rappresenta un quarto di tutti i casi, con la malattia che squarcia baraccopoli e giungle. In particolare il Perù ha visto 8.223 morti e 257.500 casi e i media riportano che l’ivermectina ha guadagnato popolarità lì dopo che uno studio ha affermato di mostrare la sua efficacia nella lotta contro il coronavirus.
Leonardo Tello, direttore della stazione radio locale Radio Ucamara, racconta: «Gli effetti collaterali sono stati terribili: attacchi cardiaci, diarrea e molto altro». E ha aggiunto che da maggio «il sindaco della provincia e un’alleanza evangelica hanno chiamato i cittadini, usando le stazioni radio, a essere vaccinati con ivermectina come se fosse un vaccino contro il virus. A Nauta, almeno 5.000 persone l’hanno ricevuto». E ha precisato che «i pastori evangelici locali hanno collegato il coronavirus al diavolo e alla fine del mondo, offrendo le iniezioni come “una salvezza”».

Wadson Trujillo, capo della comunità indigena di Cuninico, ha raccontato, invece, che i volontari delle Misiones Evangelicas de la Amazonia (Missioni evangeliche amazzoniche) si sono recati nell’area per fare le iniezioni agli abitanti del villaggio. L’Amazzonia peruviana ospita circa 1 milione di persone, di cui 300.000 sono tribù indigene. «Quasi tutti qui avevano sintomi di coronavirus e lo stanno combattendo con la medicina casalinga». Intanto il Ministero della Salute del Perù ha già avvertito che «l’Ivermectin per animali non deve essere usata su esseri umani al fine di trattare il coronavirus».

La più grande città dell’Amazzonia, Manaus, è apparsa sui media di tutto il mondo per l’alto numero di contagi e di morti causate dal coronavirus. È stata paragonata a Guayaquil in Ecuador, probabilmente l’area più colpita dell’intera America Latina. Il primo caso nella regione brasiliana è stato registrato il 25 febbraio e ad oggi il comune di Manacapuru, parte della regione metropolitana di Manaus, ha la più alta concentrazione di infezioni e morti da Covid-19.
 

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