Egiziano fa scalo a Roma e chiede asilo: era stato condannato per la morte di un bambino

Egiziano fa scalo a Roma e chiede asilo: era stato condannato per la morte di un bambino
di Alix Amer
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Domenica 10 Marzo 2019, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 17:02

Ha chiesto asilo in Italia, appena atterrato sabato pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino con un volo proveniente da Seul, Corea del Sud. Moustafa Rashed è ricercato dalle autorità del Cairo per terrorismo: è accusato di far parte di un gruppo terroristico che durante una manifestazione ha causato la morte di un bambino durante l’onda di violenza che dopo la rivoluzione del 30 giugno era presente del Paese. Ora la richiesta di asilo politico sarà valutata dalle autorità italiane. Il ragazzo, è atterrato a Fiumicino da dove avrebbe poi dovuto proseguire per la capitale egiziana. Dopo la fuga dal suo Paese aveva vissuto un periodo in Turchia (ma non si era trovato bene), poi si era trasferito in Corea del Sud, ma non era riuscito ad ottenere i documenti per restare e quindi è stato rispedito in Egitto. Ma, arrivato nello scalo romano, si è consegnato alla polizia di frontiera chiedendo protezione e dicendo di essere un oppositore politico del regime del presidente Abdel Fattah al-Sisi e di essere già stato sottoposto a detenzione.
 

 


Se rientrasse in Egitto, avrebbe spiegato, finirebbe nuovamente in carcere. Dovrà scontare 15 anni per i fatti legati alla manifestazione violenta di 3 anni fa: la sua causa è famosa in Egitto perché durante quella giornata restò ucciso un bambino, e ancora oggi viene ricordata come il “bambino dell’Omrania”. Notizie sui media egiziani parlano del giovane come di un appartenente ai Fratelli Musulmani, ricercato per terrorismo e omicidio e che si è dato alla fuga dopo una condanna per possesso di armi e commissione di atti violenti nel luglio del 2016. Ora, come per tutti i richiedenti asilo, la posizione di Moustafa sarà vagliata dalla competente Commissione territoriale che dovrà decidere se accordare o meno la protezione. Poco dopo essersi consegnato alla polizia ha registrato un video lanciando un appello alle organizzazioni per i diritti umani che si sono precipitate in aeroporto. Il filmato è andato in onda ieri sera su al-Jazeera. E in un tweet ha scritto: «All’inizio sono stato trattato male dagli agenti con spintoni e parolacce, poi hanno cambiato atteggiamento quando sono arrivate le associazioni». Ora è in un posto protetto. Non risultano precedenti a suo carico in Italia; se dall’Egitto arrivasse una richiesta di estradizione saranno fatte valutazioni. Intanto, almeno per ora, il suo viaggio si è fermato a Roma.

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