Cadavere della sorella nascosto nel freezer per 19 anni

Cadavere della sorella nascosto nel freezer per 19 anni
di Federica Macagnone
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Martedì 19 Febbraio 2019, 21:29 - Ultimo aggiornamento: 21:31
Sarà difficile anche per i migliori psichiatri capire quale demone si nasconde nella mente di Smiljana Srnec, 45enne croata di Mala Subotica, a nord di Zagabria, che per 19 anni ha tenuto nascosto il cadavere di sua sorella in un congelatore collocato nel corridoio della casa dove vive con il marito e i tre figli. Una sorella che era stata vista per l'ultima volta nel 2000, ma la cui scomparsa fu stranamente denunciata dalla famiglia solo il 16 agosto 2005: una circostanza che all'epoca insospettì gli investigatori, ma che incredibilmente non li indusse, per loro stessa ammissione, a setacciare a fondo l'abitazione. Si limitarono a fidarsi dei familiari e a seguire alcune loro indicazioni che oggi, alla luce dei fatti, definiscono volutamente fuorvianti.

Il corpo di Jasmina Dominic, che nel 2000 aveva 23 anni, è stato trovato sabato scorso per puro caso, quando una prolungata interruzione elettrica ha fatto sciogliere il ghiaccio e un inconfondibile odore di cadavere si è diffuso nell'aria: smascherata dagli agenti di polizia accorsi sul posto, Smiljana è finita immediatamente in manette. Sul fatto che Jasmina sia stata uccisa gli inquirenti non sembrano avere dubbi: il problema, per loro, sarà capire chi l'ha assassinata. E' stata Smiljana? E se così fosse, avrebbe agito da sola o avrebbe avuto dei complici? E ancora: è davvero possibile che, oltre a lei, nessuno abbia mai saputo nulla di quel cadavere infilato in un congelatore posto in mezzo alla casa? Infine, comunque siano andate le cose, perché conservarlo invece di disfarsene? Un rebus che rischia di tenere impegnati a lungo gli inquirenti prima che trovino il bandolo della matassa: sempre che ci riescano.

Jasmina, che studiava a Zagabria, come abbiamo detto fu vista l'ultima volta nel 2000. I familiari, però, si decisero a denunciarne la scomparsa solo 5 anni dopo: il padre raccontò che nel 2000 la figlia gli aveva annunciato che sarebbe andata a lavorare su una nave da crociera e che poi sarebbe andata a vivere a Parigi. "La famiglia fece in modo di dirottare le indagini - ammette oggi Nenad Risak, portavoce della polizia - fornendoci una serie di indicazioni fuorvianti. In quel periodo abbiamo controllato la casa, ma non in modo approfondito, visto che non avevamo ricevuto indicazioni che la ragazza potesse trovarsi lì". Dichiarazioni che, alla luce della scoperta di sabato scorso, suonano come una sonora sberla a tutti coloro che all'epoca condussero le indagini.
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