L'Arabia Saudita spara contro i profughi: strage di donne e bambini. Onu: «Intollerabile l'uso di armi per fermare i migranti»

Il dossier: presi di mira con colpi di mitra e granate

L'Arabia Saudita spara contro i profughi: strage di donne e bambini. Onu: «Intollerabile l'uso di armi per fermare i migranti»
di Marco Ventura
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Martedì 22 Agosto 2023, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 09:54

Granate di mortaio, sventagliate di mitra, esecuzioni a distanza ravvicinata, stupri, torture. I flussi di migranti economici e profughi di guerra per lo più etiopi e somali, che hanno attraversato dal febbraio 2022 il Golfo di Aden e sono arrivati in Yemen e da lì, a piedi, taglieggiati e brutalizzati da bande Huthi sostenute dall'Iran, si sono presentati ai passi montani con l'Arabia Saudita, sono stati uccisi o feriti dalle guardie di frontiera saudite in modo talmente «diffuso e sistematico» da imporre un'inchiesta per crimini contro l'umanità. Tanto più se risultassero «commessi nel contesto di una politica governativa di uccisione» di massa che «coinvolgerebbe» la leadership di Riad. La denuncia parte da un'Organizzazione non governativa, Human Rights Watch, uscita allo scoperto con un dossier documentato, minuzioso e terribile su una delle tragedie migratorie meno conosciute e più feroci. L'Onu interviene subito: «Rapporto inquietante, impedire la migrazione con la canna di un fucile è intollerabile».

IL DOSSIER

Il rapporto si basa su interviste a 38 migranti e 4 familiari, verificate tramite l'analisi di 350 tra video e fotografie postati sui social media o ricevuti da altre fonti tra maggio 2021 e luglio 2023. «Mostrano migranti morti e feriti lungo i sentieri, nei campi e negli ospedali di fortuna, e l'espansione anche dei luoghi di sepoltura vicini agli attendamenti».

La Ong ha pure studiato le immagini satellitari di centinaia di chilometri quadrati. Nessun dubbio. «Siamo assolutamente sicuri che almeno 650 persone sono state uccise, ma è un numero che verosimilmente potrebbe raggiungere molte migliaia», rivela Nadia Hardman, ricercatrice e relatrice del rapporto. Altre verifiche satellitari sono state effettuate dall'Associated Press sulle tendopoli di Al-Raqw, in Yemen sul confine saudita. Visibile anche, dall'alto, il campo di Al-Thabit. I dettagli corrispondono ai racconti.

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LA ZONA

Si tratta di aree sperdute dello Yemen nord-occidentale, lontane dagli occhi di giornalisti o volontari delle organizzazioni internazionali ma sotto controllo dei ribelli Huthi, che a detta delle Nazioni Unite collaborano coi trafficanti di esseri umani allo scopo di indirizzarli verso l'Arabia Saudita, rastrellando 50mila dollari la settimana. Detenzioni illegali, abusi anche sessuali, uccisioni e torture sono all'ordine del giorno. Ma negli ultimi mesi, mentre ci sarebbe stato un allentamento degli scontri armati per la "distensione" diplomatica tra Riad e Teheran, non si sono fermate le uccisioni. Anzi. Faisal Othman, un profugo etiope intervistato dal New York Times, racconta di aver cercato di attraversare il confine con altri 200 lo scorso settembre, ma una granata è esplosa proprio accanto a lui e una scheggia ha dilaniato una compagna. «Molti sono stati massacrati, schiacciati come pomodori sfatti».

L'ORRORE

Immagine atroce, ma è quello che fa una granata o un razzo in mezzo a un gruppo di persone. Una quattordicenne citata nel dossier di HRW riferisce di 30 profughi uccisi attorno a lei quando le guardie saudite hanno aperto il fuoco sul gruppo lo scorso febbraio. Lei si è nascosta sotto un masso e poi si è addormentata, solo per scoprire, al risveglio, che gli altri attorno a lei non stavano dormendo ma erano morti. Due ragazzi sono stati costretti a violentare una donna, dopo che un terzo era stato ucciso per non averlo voluto fare. Nel fuoco incrociato di sauditi e Huthi finiscono spesso i civili. Matrimoni, funerali e autobus scolastici. In diversi casi i frontalieri avrebbero messo in linea i fuggiaschi e chiesto su quale parte del corpo preferissero che gli si sparasse. Molti avrebbero perso le gambe. Nessuna distinzione di genere o età, nessuna clemenza verso donne e bambini. Sono 750mila gli etiopi che vivono in Arabia Saudita, 450mila dei quali illegali. E ogni giorno, stando alla comunità etiope di Sanaa vi sarebbero 4-5 morti. Anche 20-30 alla volta.

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