Per la prima volta una delle donne rapite da Hamas il 7 ottobre e portata a Gaza, dove poi venne rilasciata a fine novembre con i primi scambi di ostaggi, Amit Soussana, avvocata israeliana, è riuscita a raccontare al mondo le violenze sessuali reiterate di cui è stata vittima durante la dura prigionia. Il racconto di oltre otto ore, drammatico e terribile, lo ha affidato al New York Times. L'incubo è iniziato dopo alcuni giorni in una delle diverse prigioni nelle quali è stata trasferita quando la guardia che la controllava ha iniziato a farle insistenti domande sulla sua vita sessuale. Prima è stata tenuta da sola in una camera da letto per bambini, incatenata alla caviglia sinistra. «A volte la guardia entrava, si sedeva accanto sul letto, sollevava la camicia e toccava».
La violenza
L'uomo le chiedeva ripetutamente quando le sarebbero venute le mestruazioni.
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La forza di parlare
Soussana ha spiegato di aver deciso di parlare solo ora, forzando se stessa, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione degli ostaggi che sono ancora a Gaza, il cui numero è stato stimato in oltre 100, tra cui 19 ragazze. Dopo il suo rilascio Soussana ha riferito della violenza sessuale con una ginecologa israeliana, la dottoressa Julia Barda, e con un'assistente sociale, Valeria Tsekhovsky. Soussana ha parlato anche con il team delle Nazioni Unite che ha pubblicato il rapporto sulla violenza sessuale