Sempre più donne medico, ma il primario resta maschio

Sempre più donne medico, ma il primario resta maschio
di Carla Massi
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Sabato 25 Maggio 2019, 14:13 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 09:36
«Scusi, ma la gastroscopia me la fa lei o un uomo?». È la domanda che, puntualmente, viene rivolta dal paziente (maschio) alla dottoressa Maria Erminia Bottiglieri, responsabile del reparto di Gastroenterologia dell'ospedale di Marcianise nel Casertano. Lei, 59 anni, con un passato di medico di medicina generale in giro per i comuni più piccoli della sua zona, racconta che risponde sempre con un sorriso e comincia senza esitazione l'esame. «Ma non è mica facile sopportare ancora questa diffidenza più o meno palese. I pazienti, almeno, hanno il coraggio di dirtelo in faccia che vorrebbero un maschio al mio posto.

Nell'ambito lavorativo sembra tutto diverso. Ai livelli dirigenziali, arrivano pochissime donne. Fermate da ostacoli più o meno evidenti anche se siamo sempre di più».
Già, in Italia, continua a sopravvivere un gigantesco paradosso: la professione medica vede crescere le donne ma, solo il 10-15% dei responsabili dei servizi, sono professioniste. Sale il numero delle laureate, rimane stabile quello dei vertici. Un meccanismo che fa a pugni con la matematica, ma è così. Da una parte una collana di soddisfazioni, dall'altra una situazione inamovibile. Con un esercito di uomini che vanno avanti.

IL CONTRATTO
Ecco l'ultimo successo: nella fascia d'età tra i 35 e i 39 anni le donne sono arrivate a doppiare gli uomini, 19.556 contro 10.953. Una crescita lenta ma costante che ha cominciato ad avere la sua impennata intorno al 1980. Secondo gli ultimi dati della Federazione degli Ordini dei medici oggi sono 163.336 le dottoresse e 210.713 i dottori. La percentuale delle donne cresce con il diminuire dell'età.

Un traguardo che, in epoche passate, era sicuramente insperato. Ma basta guardare gli elenchi dei vertici sanitari per toccare con mano un'altra realtà. E la spiegazione la danno le dirette interessate in un'indagine dell'Associazione di medici e dirigenti sanitari. L'80% delle donne medico racconta di essere stata molto svantaggiata nei percorsi di carriera rispetto ai colleghi maschi. Per il 55,6% l'aver avuto figli ha penalizzato l'ascesa professionale.

Lo prova il fatto che il 30% delle professioniste con ruolo di rilievo è single (contro il 10% degli uomini) e una medico su tre non ha figli (nei maschi la percentuale è di uno su cinque).
«Quando un'insegnante aspetta un bambino è prevista la sostituzione - fa sapere Maria Erminia Bottiglieri referente dell'Area strategica della professione nella Federazione degli ordini dei medici - per noi no. Resta un vuoto, una persona in meno nel reparto. Questa situazione fa sì che, seppur velato, il senso di colpa ti sfiora. Ho due figli grandi già laureati ma ricordo l'imbarazzo mio e quello delle mie colleghe nel chiedere un mese in più di congedo. Sai che metti in difficoltà gli altri. Ancora non siamo riusciti a modificare questa condizione. Anche se stiamo lavorando ad un globale processo di femminilizzazione della medicina».

Che vuol dire, per esempio insegnare nelle università il diverso rapporto che le donne instaurano con il paziente. Un prendersi cura che, sottolineano le dottoresse, non significa né essere materne né protettive. «Non ricadiamo negli stereotipi della donna accudente - dice ancora Maria Erminia Bottiglieri - ora stiamo parlando di una nuova opportunità che si presenta alla professione. Lo sviluppo di una relazione diversamente empatica, basata sul dialogo che comprende anche la condizione sociale della famiglia del paziente. L'attitudine all'ascolto è molto più al femminile e bisogna che questa entri a tutti gli effetti nella pratica quotidiana».

Un processo lungo quello che si sta mettendo in moto anche se l'onda rosa, negli ospedali e negli ambulatori, è arrivata già da un po' di tempo: nella fascia tra i 50 e i 54 anni le donne sono la maggioranza, 14.247 contro 13.970 mentre tra i 45 e i 49 il rapporto è di 15.694 femmine e 11.250 maschi. Proporzioni ben diverse rispetto a quelle delle generazioni precedenti. Tra i 60 e i 64 gli uomini erano sono 40 mila contro 16.633 dottoresse, mentre fra i 70-74 anni abbiamo 21.221 uomini e 4.429 donne, e fra gli over 75 a fronte di 19.215 maschi ci sono appena 3.080 femmine.

L'INCONTRO
Tra meno di una settimana, giovedì prossimo 30 maggio a Napoli, super summit delle donne medico europee per discutere delle condizioni di lavoro. Un'iniziativa della Federazione europea dei medici salariati durante la quale sarà presentata un'indagine internazionale curata dall'Italia (dalle associazioni Aanao, Aaroi e Smr). «Abbiamo inviato i questionari a colleghe di 17 Paesi - spiega Alessandra Spedicato, anestesista dell'ospedale Pertini di Roma che ha ccordinato il lavoro - e tutte vivono condizioni complesse anche se con differenze notevoli. Oserei dire che una generale disillusione pervade la professione al femminile. Le risposte arrivate dall'Italia sono molto sconfortanti, sovrapponibili a quelle di Paesi come Cipro e la Turchia. Ma è solo l'inizio».
 
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