
«Sono partita da Cappuccetto Rosso perchè è forse la fiaba sull'emencipazione femminile più universale e diffusa al mondo», spiega l'autrice. «Ho scelto di dare alla mia versione una sfumatura irriverente e surreale e di restituire alla protagonista della storia quell'indipendenza di giudizio e quella capacità di autodeterminazione che conferiscono alla fiaba il suo senso originario. Cappuccetto non è altro che una storia sulla crescita femminile, sul saper affrontare i pericoli e servirsi del proprio ingegno».
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E così Cappuccetto Blu prende il cestino, va dalla nonna e incontra per strada il lupo che vuole mangiarla subito, per abbreviare la storia. La bambina lo ferma con le parole, lo trascina nelle altre fiabe. «Non puoi mangiarmi, io sono la Bella addormentata nel bosco». «Adesso sono Cenerentola, vediamo come te la cavi!». Lei combatte come un guerriero, diventa un'onda e poi una strega, cambia storie e personaggi, è così veloce e sorprendente a inventare e cambiare scenari che alla fine il lupo cade a terra stremato. Il cacciatore non serve, Cappuccetto Blu si difende da sola. Dal lupo, che si rivela meno lupo di quel che sembrava, e dalla nonna un po' troppo lamentosa. Le brave bambine si perdono nel bosco, quelle meno obbediente scelgono da sole la strada e imparano in fretta di chi fidarsi e di chi no. Non è più tempo di aspettare principi e cacciatori perché la favola finisca bene, ci possono pensare le protagoniste a tirarsi fuori dai guai e anche dai sortilegi. Cappuccetto blu, sei tutte noi, mostra alla bambine che un'altra storia è possibile, basta mettersi a scrivere.
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