Latina, traffico di rifiuti: sigilli alla Sep e al sistema Ugolini

Latina, traffico di rifiuti: sigilli alla Sep e al sistema Ugolini
di Stefania Belmonte
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Venerdì 14 Giugno 2019, 12:11
Ventisei indagati a vario titolo tra le province di Latina, Roma, Frosinone e Napoli per traffico illecito e abbandono di rifiuti, discarica abusiva, intralcio all'attività di vigilanza e controllo ambientale, falso ideologico. Sequestrati impianti tra Latina e Roma, una discarica, veicoli, terreni agricoli, conti correnti. Questo il bilancio della maxi operazione congiunta tra carabinieri forestali del Nipaaf e polizia stradale di Latina, che dall'alba di ieri è stata eseguita ieri con circa 120 agenti e che è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. L'inchiesta Smokin' fields - campi fumanti, in un'immagine racchiuso tutto il senso dell'indagine ha dato ancora una volta alla provincia di Latina un ruolo di primo piano. Gli indagati (23 oltre le 3 aziende) sono tutti amministratori, dipendenti, autisti di mezzi, proprietari dei terreni.

Tra i pontini indagati ci sono Vittorio Ugolini amministratore di fatto di Sep, Sogerit, Adrastea e Demetra; suo figlio Alessio amministratore di Sep e Demetra; Luca Fegatelli, il potente dirigente della Regione Lazio che gli inquirenti «socio occulto e gestore della Sep»; Enrico Corsetti, proprietario del terreno tra Aprilia e Ardea; Gaetano e suo figlio Gianfilippo Coronella, residenti a Latina, Donatella Venditti di Pontinia e Alfonso Gaito, a vario titolo proprietari di terreni e di un'azienda agricola di Pontinia dove sarebbe stato sversato il compost fasullo.

Il fulcro di tutta l'indagine era la Sep, azienda di trattamento dell'organico in cui conferiscono molti comuni pontini e che si occupa della trasformazione di questi rifiuti in compost, che è stata di nuovo sequestrata. Con essa anche la Sogerit, collegata alla Sep per il pretrattamento dell'umido. Il problema va ben oltre i cattivi odori. A Pontinia ieri le pattuglie della Stradale e i carabinieri forestali del Nipaaf di Latina hanno apposto i sigilli agli impianti perché secondo i riscontri ottenuti nel corso dell'indagine, produceva compost non regolare (considerato quindi rifiuto), che poi veniva sversato come ammendante sui terreni in Via Mezza Luna e sulla Migliara 51 e sotterrato in altri due: uno in Via Fosso di Campoleone tra Ardea e Aprilia ed uno sull'Ardeatina a Roma, tutti sequestrati, e che la polizia ha scovato grazie al sistema geotermico; a Roma sequestrata anche la discarica di Adrastea, dove anche è stato depositato il compost (55 i casi contati). Quando quest'ultimo veniva gettato, i terreni restavano fumanti: «segno evidente hanno spiegato gli investigatori di una mancata maturazione del materiale, che invece continuava a fermentare, contravvenendo in tal modo ai più elementari principi di rispetto dell'ambiente».

Per equivalente sequestrato quindi il profitto del reato, per oltre un milione di euro, corrispondente al risparmio dei mancati regolari smaltimenti. Ingente il quantitativo di rifiuti trattati in questa maniera dal 1° gennaio 2014 al 5 ottobre 2018: la stima è di oltre 57mila di tonnellate tra «compost fuori specifica» e percolato, trasportati, ceduti e abbancati nei terreni e nella discarica sequestrati ieri. Sono dieci invece i mezzi bloccati, tra autocarri, trattori, semirimorchi, escavatori, alla Demetra srl, terza azienda posta sotto sequestro, che invece si occupava del trasferimento dei materiali. Le indagini sono state condotte in maniera coordinata con la polizia stradale di Aprilia, che ha monitorato ogni passaggio soprattutto nella zona di Ardea. Sei anche le perquisizioni effettuate in tre laboratori di analisi situati a Isola Liri, Caserta e Salerno (con sede legale a Pomezia): si indaga, in questo caso, per falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi. Il sospetto degli investigatori è che siano state rese analisi non veritiere sui requisiti della sostanza: numerosi campionamenti dell'Arpa Lazio (su circa 8.000 tonnellate) hanno mostrato il superamento dei parametri chimici previsti dalla normativa. Adesso resta la preoccupazione più grande: le conseguenze per l'ambiente.

«Nei terreni in cui è stato interrato il finto compost sono piantati anche olivi e granturco e sono attigui ad altre piantagioni: il rischio che tramite le falde acquifere questo materiale possa aver inquinato le coltivazioni c'è ed è reale», ha detto il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino durante la conferenza stampa. Sversamenti, negli anni passati, sono stati documentati anche in tre terreni a Cori, uno a Sabaudia (Colle Piuccio) e a Maenza, ma i rispettivi titolari non risultano oggi indagati.
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