Tutti coloro che si trovano ristretti ai domiciliari, ovvero il formiano Attilio Franzini, i fondani Raffaele Ferraro, Mirko Mauti e Onorato Rotunno, e i terracinesi Davide Terracciano e Marco Iacovacci saranno interrogati il prossimo mercoledì 2 novembre. «Non appena avremo acquisito tutti gli atti già chiesti nei giorni scorsi – hanno commentato gli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti che difendono gran parte degli arrestati – depositeremo un’istanza al tribunale del Riesame». I legali, secondo quanto preannunciato, si concentreranno in particolare sul vincolo associativo: «Appare quanto meno singolare - spiegano gli stessi al proposito – che due associazioni, distinte, abbiano operato sullo stesso territorio e nello stesso periodo e che, allo stesso tempo, l’accusa non abbia potuto individuare un solo sodalizio perché, in diversi casi, tra gli indagati non c’è alcun legame».
Quello dell’operazione Enigma, del resto, è apparso sin da subito come un caso più unico che raro: secondo quanto emerso dall’indagine condotta dalla Dda di Roma, infatti, i due gruppi cooperavano in maniera amichevole, rifornendosi l’un l’altro quando non c’era abbondanza di droga. È quanto emerso dalle telefonate che gli inquirenti avevano cominciato ad ascoltare partendo da una pista apparentemente slegata dal settore del narcotraffico: l’incendio doloso che, il 27 marzo del 2014, portò alla distruzione di due tir in via Della Rinchiusa a Fondi.
Sull’episodio specifico gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo così come sul ruolo di due minorenni che, tuttavia, al pari degli arrestati avrebbero avuto un ruolo di primo piano nelle associazioni, e su altri due indagati, entrambi fondani, la cui posizione è invece stata ritenuta di secondo piano all’interno dell’associazione.
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