La fidanzata Sara: «Mi hai regalato gli anni più belli della mia vita»

Il funerale del giovane di 26 anni di Latina morto nell'azienda di famiglia, amici e compagni di studio sono arrivati per l'ultimo saluto da tutta Italia

La fidanzata Sara: «Mi hai regalato gli anni più belli della mia vita»
di Fabrizio Scarfò
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Domenica 19 Marzo 2023, 18:05

«Eri generoso, fedele, corretto, ambizioso: potremmo stare qui ore a descriverti». Sono le prime, strazianti parole che hanno dato il via a una serie di toccanti lettere scritte dai suoi amici, dalla sua fidanzata, dai suoi compagni di squadra: da chi gli voleva bene e con cui condivideva la quotidianità e che ieri hanno preso la parola nel corso delle celebrazioni del suo funerale. «Amavi viaggiare, giocare a basket, davi tutto te stesso agli altri ancor prima che a te stesso» legge con la voce rotta dall'emozione un suo ex collega universitario per ricordarlo: «Eri il mio migliore amico, ma sono certo che lo eri per molti: fonte d'ispirazione continua nello studio, nello sport, nell'amore e nella vita come figlio, come fidanzato, e come amico. A volte ti chiedevamo di fermarti, ma il tuo cuore era troppo grande e troppo buono affinché noi potessimo comprenderlo. Porteremo sempre con noi i tuoi insegnamenti» aggiunge con la voce spezzata.


«Siamo cresciuti insieme: tanto abbiamo fatto e tanto dovevamo fare» esordisce invece uno dei suoi migliori amici, accompagnato sull'altare da altri quattro giovani, i componenti della sua cerchia più stretta: «Tu c'eri sempre per noi. Abbiamo trascorso sempre insieme i migliori anni della nostra vita, sempre, e oggi, a malincuore, siamo costretti a riavvolgere il nastro dei ricordi. Dai banchi di scuola fino alla casa al Circeo dove trascorrevamo le vacanze: hai sempre unito e mai diviso e oggi tante persone che non si vedevano da anni sono qui per ricordarti. Per te sono venuti non solo dal Lazio, ma anche dalla Campania, dalla Sicilia, dall'Umbria, dalla Lombardia e chissà da quante altre regioni. Eri un leader carismatico, sapevi stare con tutti, una fonte d'ispirazione che dimostrava quotidianamente caparbietà e spirito di sacrificio, consapevole che il lavoro era l'unico viatico per la crescita personale e del gruppo» racconta il giovane. Una solerzia che spingeva Francesco «a ricoprire le mansioni anche più umili, alle quali non ti sei mai sottratto nonostante il tuo compito fosse di carattere gestionale. Quella maledetta mattinata mi ero ripromesso di chiamarti perché cadeva la ricorrenza del rapimento di Aldo Moro, una vicenda che ti aveva toccato nel profondo quando la studiammo per la prima volta a scuola e che avevi approfondito negli anni, uno degli argomenti principali di quelle lunghe telefonate che ci tenevano attaccati al telefono per ore e che puntualmente finivano dicendoci quanto ci volessimo bene. Grazie per avermi accompagnato» aggiunge l'amico: «I greci amavano ripetere che "muore giovane chi è caro agli dèi", forse per cercare di comprendere quel dolore lacerante quando muore un ragazzo e che ci oggi colpisce tutti. Penseremo noi a stare vicini ad Antonella, a Franco, a Michela, ma tu dacci la forza di andare avanti. È stato un privilegio esserti amico».
Straziante la lettera della sua storica fidanzata, Sara, che ha ricordato quel «colpo di fulmine da film avvenuto in quell'afoso luglio del 2012, da quando siamo diventati Sara e Francesco, un'unica persona, dividendo impegni e cercando di far combaciare le nostre giornate. Mi hai regalato gli anni più belli della nostra vita, li custodirò con cura». La famiglia, l'amicizia, l'amore, erano questi i valori più grandi di Francesco, ma anche lo sport, come ricordato in chiusura da una dirigente della sua ultima società di basket: «Oggi il dolore è grande, ma continuerai a giocare con noi per sempre. Eri un leader nato e rimarrai d'esempio. Ciao, Francesco».
 

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