Latina, il direttore della Asl Casati: «Certi comportamenti offendono chi si sacrifica per la collettività»

Latina, il direttore della Asl Casati: «Certi comportamenti offendono chi si sacrifica per la collettività»
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 10 Settembre 2020, 11:44
Giorgio Casati, direttore generale della Asl, non ha dubbi: «C'è una cosa che deve preoccupare e far accrescere l'attenzione, non avere paura perché la paura porta a scelte sbagliate».
E cos'è?
«È evidente che qualcuno non riesce a comprendere quali sono i rischi e ad accettare di andare in un hotel Covid, a Roma, o gestire in famiglia come si deve un caso positivo. La percezione è che alcuni non si sono resi conto che se il tampone è positivo si deve stare a casa e che lo stesso vale fino a che non c'è stato l'esito del test»
Avete casi concreti?
«Difficile risalire a tutti, ma quello che emerge è uno stile di vita che fa sì che il Covid è come se non ci fosse, questo non è accettabile. Serve rispetto per se stessi e per le persone che si frequentano e vanno rispettate le prescrizioni»
Che ribadite da mesi ma che evidentemente non trovano applicazione, è così?
«Lavarsi le mani, evitare assembramenti, indossare la mascherina, rispettare le distanze. Ci vuole molto? Purtroppo non sono attuate, si vive come se il virus non ci fosse solo perché i malati non finiscono più in rianimazione e quindi si può abbassare il livello di guardia».
È accaduto questo?
«Mi sembra evidente, come lo è il fatto che il Covid non è morto e tanto meno si è indebolito»
Ci saranno dei provvedimenti?
«Nessuno vuole impedire i rapporti affettivi o mettere in ginocchio un'economia già stremata, ma si rischia un giro di vite. Per questo andrebbe fatta un'esperienza»
Quale?
«Un giorno nelle tende o al dipartimento di prevenzione, a vedere a che ritmi lavorano e con quale abnegazione gli operatori che senza sosta, da febbraio, seguono l'emergenza. Voglio ricordare che alcuni percepiscono poco più di 1000 euro e non si sono mai fermati e meriterebbero comportamenti diversi da quelli offensivi nei confronti di chi si sacrifica per la collettività».
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