Latina, ci sono altri due pentiti: Zuppardo e Pietrobono

Latina, ci sono altri due pentiti: Zuppardo e Pietrobono
di Laura Pesino
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Martedì 8 Dicembre 2020, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 08:30

LE INDAGINI
La piramide criminale i ruoli operativi, gli affari del clan, la costruzione del potere, l'individuazione dei sodali, la spartizione del territorio. Tutto è ricostruito nel dettaglio dai collaboratori di giustizia, questa volta non solo da Renato Pugliese e Riccardo Agostino, organici al clan e risultati preziosi nelle precedenti inchieste condotte dalla questura, ma anche da due nuovi personaggi che hanno deciso di abbandonare gli ambienti criminali: Maurizio Zuppardo ed Emilio Pietrobono. Il primo ex commerciante, 44 anni, passato dalla parte della giustizia un anno fa dopo essere stato coinvolto in alcune inchieste condotte sul territorio senza mai appartenenze dichiarate e ruoli di primo piano; il secondo, 32enne originario di Priverno, arrestato nel 2019 per droga e prestato come corriere per la famiglia rom. Pugliese riferisce di aver personalmente contribuito al sostentamento della famiglia di Romolo durante la sua detenzione in carcere e lo descrive come una persona autoritaria (Era uno zingaro anziano, era inutili mettercisi contro. Ricordo che aveva in casa una sedia altissima come Scarface) che viveva in un bunker inaccessibile disponendo di una Santa Barbara» rimpinguata periodicamente con nuove armi. I suoi figli, detti Patatino e Prosciutto, secondo quanto ricostruito da Riccardo vendevano la droga a Patatino a casa in quanto in quel periodo era ai domiciliari, Prosciutto alla via dei pub. Tutti i collaboratori affermano però senza dubbi che i figli di Giuseppe Romolo hanno un ruolo operativo nella famiglia, con una posizione predominante di Antonio che, una volta maturo, in qualità di primogenito, dovrà prendere il posto di Romolo».
Zuppardo, frequentatore del clan, spiega che i due ragazzi si occupano di droga ed estorsioni per il recupero dei crediti legati all'acquisto di stupefacenti, grazie al fatto che questo ramo della famiglia ha conquistato negli anni sempre più piazze di spaccio, come quelle delle discoteche che prima erano appannaggio dei Travali. Nonostante fossero sostanzialmente estranei al clan, i due nuovi collaboratori, nel corso dei numerosi interrogatori, hanno fornito un quadro chiarissimo della famiglia. Nelle dichiarazioni emerge ad esempio che Patatone era colui che provvedeva all'approvvigionamento e alla custodia della armi del clan. E che la famiglia è molto unita nelle attività criminali «perché i fratelli Romolo, Carmine, Antonio e Costantino sono uniti anche se stanno in carcere perché dal carcere mandano comunicazioni in merito agli affari criminali. Decidono gli approvvigionamenti della droga, chi deve prendere le redini della famiglia, quanti armi devono avere e chi può possederle». Lo stesso Zuppardo fa anche riferimento a un furto, consumato nel 2001, nella villa di un carabiniere nel corso del quale furono sottratte moltissime armi di cui il militare faceva collezione e che tuttora restano presumibilmente nella disponibilità del clan e mai più rintracciate.

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