Walter Onichini esce dal carcere, nel 2013 ferì a fucilate dal balcone un ladro in fuga: «Sono pentito di quel gesto». Scontata metà della pena

Walter Onichini esce dal carcere, nel 2013 ferì a fucilate dal balcone un ladro in fuga: «Sono pentito di quel gesto»
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Lunedì 23 Gennaio 2023, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 19:12

Di quattro anni e 10 mesi di carcere, Walter Onichini, ne ha scontati poco più della metà. Ora, dopo due anni e mezzo in cella, il macellaio di Legnaro (Padova) che il 22 luglio 2013 sparò al ladro che stava scappando da casa sua ferendolo gravemente va in affidamento in prova.

Il tribunale di sorveglianza ha infatti concesso il beneficio per l'uomo che fu condannato in via definitiva a 4 anni, 10 mesi e 27 giorni di reclusione per tentato omicidio. Una sentenza diventata poi definitiva nel settembre 2021. Finora i ricorsi presentati dal legale dell'uomo erano stati rigettati, ultimo quello della Corte di Cassazione che aveva reso definitiva la sentenza. Onichini potrà ora lavorare dalla sorella, che possiede un'azienda di macellazione carni nella provincia di Venezia. La sera, anziché in carcere, potrà tornare nella propria abitazione, e dovrà anche svolgere attività di volontariato obbligatoria.

Ai giudici dell'esecuzione, nell'udienza che si era svolta la scorsa settimana, Onichini ha dichiarato di essere pentito di quanto fatto; anche sulla base di queste parole il procuratore generale aveva appoggiato la richiesta di affidamento in prova.

Soddisfazione per la decisione è stata espressa dal presidente del Veneto, Luca Zaia, che come tutta la Lega aveva preso le sue parti, in nome del principio di legittima difesa. «Ho avuto modo di parlare con la signora Onichini - ha ribadito oggi - l'ho incontrata, devo dire che per questo argomento le va tutta la mia vicinanza».

La sentenza definitiva aveva accertato che Walter Onichini e la sua famiglia non sarebbero mai stati in pericolo, quando lui sparò al ladro che stava fuggendo; nemmeno la nuova legge sulla legittima difesa giustificava qualsiasi tipo di aggressione sproporzionata all'estraneo che si presenta in casa o nella proprietà altrui. Il macellaio di Legnaro, comune in provincia di Padova, aveva sparato in direzione del ladro, che stava scappando e che gli aveva chiesto di non sparargli. Il ladro, condannato a tre anni e otto mesi per l'effrazione, è un 30enne albanese, tuttora latitante. Nel 2021 la moglie di Onchini, Sara Scolaro, aveva chiesto la grazia al presidente della Repubblica per conto del marito.

Proprio ieri il capo dello Stato, Sergio Mattarella, aveva concesso una grazia «parziale» a Crocifisso Martina, ex guardia giurata di Torchiarolo (Brindisi), condannato a 14 anni di reclusione per l'omicidio di Marco Tedesco, avvenuto la notte del 23 gennaio 2007 nel corso di un tentativo di rapina, e che potrà scontare sei anni in meno di pena e di uscire pertanto dal carcere non più nel 2036, ma nel 2026.

La moglie Sara aveva scritto: «L'uomo che è venuto a rubare a casa nostra è rimasto impunito, l'unico a pagare il suo debito con la giustizia è il mio compagno Walter Onichini, la cui colpa è quella di non essere rimasto inerme nel momento in cui dei malintenzionati mettevano a repentaglio l'incolumità sua e della sua famiglia». La missiva è giunta al presidente della Repubblica che prenderà una decisione. «Sono sola e ho seri problemi di salute, non posso crescere i nostri due figli senza il mio compagno scrive la donna nella lettera . La sua famiglia ha bisogno di lui». Onichini, 44 anni macellaio di Legnaro, in provincia di Padova, è in carcere dallo scorso 12 settembre 2021. Due giorni prima, con il rigetto del ricorso in Cassazione, era diventata definitiva la pena di quattro anni e undici mesi per tentato omicidio.


LA RICOSTRUZIONE
La compagna di Onichini avava così ricostruito l'episodio: «I nostri problemi sono iniziati nelle prime ore del 22 luglio 2013, mentre dormivamo nella nostra abitazione che allora era situata nel quartiere centrale di Legnaro. Verso le 3 del mattino, approfittando delle tenebre, dei ladri professionisti di nazionalità albanese, scassinando un infisso sono entrati nella nostra casa e ci hanno rubato del denaro trovato nei portafogli. Uno di essi, poi identificato nel signor Elson Ndreca, aveva avuto l'intuizione di rubarci l'auto parcheggiata in giardino». Una scelta che ha messo nei guai Onichini. Stando al racconto di Sara Scolaro, il compagno ha sparato alla «capote» dell'auto per far fuggire il ladro, e non si sarebbe accorto di averlo colpito al fianco fino a quando non è sceso in strada e lo ha trovato a terra. A quel punto ha detto alla moglie: «Cosa faccio, lo porto in ospedale?». E poi, stando sempre alla ricostruzione della consorte, lui ha caricato Ndreca in auto e lo ha abbandonato in un fosso poco lontano. «Perché l'altro l'ha minacciato con un oggetto contundente con il manico rosso» ha spiegato nella lettera al Presidente la donna.


La giustizia però racconta un'altra storia. I giudici di primo e secondo grado hanno invece ritenuto che Onichini avesse visto il ladro dal balcone della camera da letto e che da lì gli avesse sparato di proposito, mancando il primo colpo, tanto che quest'ultimo avrebbe anche detto: «Non sparare, vado via», prima di essere colpito al fianco. Poi lo avrebbe caricato in macchina e abbandonato al suo destino senza avere veramente l'intenzione di portarlo in ospedale. I carabinieri erano arrivati perché chiamati dal vicino di casa. La famiglia Onichini invece non ha mai contattato i soccorsi quella notte. E sulla base di questa versione è arrivata la condanna in primo grado. La Corte d'Appello, successivamente, non ha condiviso con la procura generale il cambio di imputazione in legittima difesa putativa, così come consentiva la legge appena entrata in vigore, ed è arrivata la conferma della condanna, poi sigillata dalla Cassazione.


IL LADRO
Dal canto suo, il ladro Elson Ndreca è stato condannato a tre anni e 8 mesi per quel furto, ma da allora è irreperibile. 

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