Vanessa Ballan uccisa, arrestato l'ex amante Bujar Fandaj: c'è l'ipotesi premeditazione. E la Procura fa mea culpa

La 26enne era incinta: dopo averla uccisa è andato al bar a consumare la solita birra

Vanessa Ballan uccisa, arrestato l'ex amante Bujar Fandaj: c'è l'ipotesi premeditazione. E la Procura fa mea culpa
di Angela Pederiva
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 00:01

Omicidio volontario pluriaggravato da quattro circostanze: la pregressa relazione sentimentale, lo stato di gravidanza, gli atti persecutori e la premeditazione. È l’accusa per cui ieri notte i carabinieri hanno fermato Bujar Fandaj indiziato di avere ucciso Vanessa Ballan, a Riese Pio X, dopo che il 41enne aveva trascorso la giornata tra depistaggi, ferocia e fuga. E c’è stata pure una sosta al bar di Altivole per bere una birra, come se niente fosse, appena tre ore dopo aver picchiato e accoltellato la 26enne con cui aveva avuto una relazione di un anno, ma che ormai l’aveva lasciato e aspettava il secondo figlio dal compagno Nicola Scapinello. Lo aveva anche denunciato, ma «c’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento, o per disporre il carcere - ha detto il procuratore di Treviso, Marco Martani - Quindi la valutazione fatta è stata di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata».

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I FOTOGRAMMI
Ecco i fotogrammi del femminicidio.

C’è lo scatto dello svincolo autostradale per Lubiana e Nova Gorica, al confine tra Italia e Slovenia, postato martedì mattina nelle “storie” sui canali social di Fandaj: «Sembra un tentativo di depistaggio», annota Martani. In quel momento infatti il kosovaro sta per compiere in bicicletta (anziché con il furgone aziendale) i 2 km che separano la sua abitazione dalla villetta della famiglia Ballan-Scapinello. C’è un video, registrato dalla telecamera di sicurezza posizionata in una casa vicina nella frazione di Spineda, che mostra una figura maschile mentre scavalca la recinzione della bifamiliare con un borsone. L’intrusione è avvenuta quando Nicola era al lavoro e comunicava con Vanessa attraverso WhatsApp: l’ultima risposta di lei è stata alle 11.21, mentre il messaggio delle 11.47 non verrà mai visualizzato, tanto che il compagno è rientrato poco dopo mezzogiorno e l’ha trovata già morta.

Tutto è successo dunque in 26 minuti. Il piccolo imprenditore nel settore della tinteggiatura avrebbe sfondato la porta a vetri laterale con un martello, contrassegnato dal marchio della sua ditta “7 Color”, che è stato trovato nel suo borsone insieme a un coltello da cucina, dello stesso set con i manici di legno di quello recuperato nel lavello, sporco di sangue. Vanessa sarebbe stata colpita con percosse al volto, al punto da accasciarsi. Dal taglio rilevato sul palmo destro, nell’incavo tra pollice e indice, gli investigatori deducono che l’assassino abbia impugnato la lama con forza per scagliare i 7 fendenti al tronco che hanno ucciso la donna, che avrebbe cercato disperatamente di difendersi, come dimostrato dalle ferite sul dorso delle mani. Dopo essersi parzialmente ripulito, Fandaj sarebbe scappato nei campi, facendo tappa al locale “Ci ritorno” di San Vito. 

LA CHIAMATA
Tutto questo con il cellulare spento, pure la nuova utenza telefonica attivata il giorno prima. La sim card è stata staccata, il che non impedisce di effettuare le chiamate di emergenza, ma consente di evitare la georeferenziazione. Per questo non è stata localizzata la sua telefonata al 112 intorno alle 21: «Sono stato io a fare quella brutta cosa», ha detto con un giro di parole, annunciando l’intenzione di consegnarsi l’indomani mattina. «Secondo me quella telefonata ha valore confessorio – ha osservato il procuratore -. Abbiamo motivo di ritenere che si sia trattato di un tentativo di depistarci e guadagnare tempo, per tre motivi: niente gli impediva di costituirsi subito, ha dichiarato di trovarsi in una zona diversa, è tornato a casa per farsi la doccia e cambiarsi. Si stava preparando verosimilmente a fuggire: in macchina aveva già il passaporto». Verso le 23 i carabinieri, che per tutta la giornata non avevano mai smesso di sorvegliare la sua abitazione con una pattuglia in borghese e a distanza, hanno fatto irruzione nell’alloggio e lo hanno ammanettato. Il pm Permunian avrebbe voluto interrogarlo, alla presenza dei difensori di fiducia Remo Lot e Chiara Mazzocato che l’hanno trovato «molto provato». Ma l’indagato non ha dato la propria disponibilità, per cui è stato trasferito direttamente nel penitenziario di Santa Bona.

Mentre l’autopsia sarà effettuata domani, l’udienza di convalida è fissata per le 9 di stamattina. Il pm chiederà il carcere: «Oltre ai gravi indizi, come il movente e gli oggetti rinvenuti sul luogo del crimine, Fandaj si è reso irreperibile subito dopo il fatto, si è allontanato senza lasciare tracce e ha denotato indubbi profili di pericolosità sociale e particolare ferocia». Resta il dubbio sull’elemento che avrebbe scatenato tanta violenza, dopo quasi due mesi di apparente tranquillità. Bujar aveva forse scoperto che Vanessa era incinta di Nicola: «Non sono state inferte coltellate al ventre», ha però detto il procuratore. Ma al torace sì, dal presunto killer che via TikTok farneticava: «Ti do il cuore, ma non pensare mai di fottermi».

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