Vesuvio, rischio eruzione dopo il terremoto? Il vulcanologo: «Scossa anomala, ma nessun allarme. Ecco cosa è successo»

Claudio Scarpati: "Non ci sono collegamenti con i Campi Flegrei che sono un sistema completamente separato"

Terremoto Napoli, il vulcanologo Scarpati: «Dai dati non sembra collegato ad attività del Vesuvio, il vulcano è sotto controllo»
di Elena Giovannini
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Martedì 12 Marzo 2024, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 15:12

La terra trema alle pendici del Vesuvio e il timore del vulcano si risveglia. Ieri sera, alle ore 19 dell'11 marzo una scossa di terremoto di magnitudo 3, con epicentro nell'area di Pollena Trocchia e una profondità di 3 km è stata chiaramente avvertita nei comuni intorno al vulcano - Volla,San Giorgio a Cremano, Ponticelli, Portici, Secondigliano - e in vari quartieri di Napoli nord. Subito il pensiero di molti è andato al vulcano e al timore di una possibile eruzione. Ma gli esperti, dati alla mano, smentiscono: "nessun allarme eruzione" il fenomeno sarebbe da collegare all'attività tettonica piuttosto che a quella del vulcano. Il motivo ce lo spiega Claudio Scarpati, professore di Vulcanologia presso l'Università Federico II di Napoli, la cui attività di ricerca è proprio focalizzata sullo studio delle eruzioni storiche del Vesuvio. 

Professore, il terremoto di ieri può indicare un maggiore rischio di eruzione del Vesuvio? 

«L'Ingv e l'osservatorio vesuviano stanno eseguendo studi approfonditi per determinare le cause dell'evento. Al momento l'ipotesi più accreditata è un evento sismico legato alle faglie tettoniche che si trovano nell'area del vulcano. Il terremoto non sarebbe dunque legato a una maggiore attività del vulcano.

I parametri del Vesuvio sono costantemente monitorati e non indicano alcuna anomalia, dunque può essere escluso il rischio di un'eruzione imminente». 

Perché questa scossa è stata più forte del solito?

«Ogni giorno si verificano decine di terremoti legati all'attività del vulcano. Si tratta per lo più di scosse di magnitudo inferiore a 2, localizzate nell'area della caldera del vulcano, che non vengono avvertite dalla popolazione ma solo dagli strumenti. Il terremoto di ieri sera invece ha caratteristiche diverse: l'epicentro è alle pendici del vulcano (e non sulla caldera), la profondità è maggiore e anche l'intensità. Per queste ragioni è più probabile che si tratti di un teremoto causato dai movimenti della faglia (come quelli che si generano nell'Appennino) piuttosto che dall'attività vulcanica».

Si può escludere anche un collegamento con i Campi Flegrei? 

«Assolutamente, i Campi Flegrei non c'entrano nulla con quanto avvenuto ieri sera a Napoli. I Campi Flegrei sono un sistema vulcanico completamente separato dal Vesuvio, con una storia eruttiva diversa (sono anche molto più antichi)».  

Il livello di allerta nell'area dei Campi Flegrei è aumentato da verde a giallo. Potrebbe avvenire qualcosa di simile anche a Napoli per il Vesuvio? 

«Al momento il livello di allerta a Napoli è verde rispetto all'attività vesuviana. Gli indicatori che monitorano l'attività del Vesuvio sono tutti nella norma e non presentano criticità dunque non è necessario un aumento del livello di allerta. La situazione è comunque costantemente monitorata perché il Vesuvio è un vulcano attivo, anche se si trova in un periodo di quiescienza, la popolazione deve essere consapevole della presenza del rischio vulcanico e informata sui piani di prevenzione ed evacuazione».

Come potrebbe essere un'eruzione del Vesuvio? Ci sono delle ipotesi sulle modalità e sulle conseguenze che potrebbe avere?

«Il Vesuvio nel corso della sua storia ha avuto modalità di eruzione completamente diverse, con diversi gradi di intensità, da quella esplosiva che distrusse Pompei nel 79 d.C. a quella effusiva del 1944, l'ultima registrata. È quindi difficile fare previsioni circa le modalità di eruzione. Gli attuali piani di emergenza si basano sull'ipotesi di un'eruzione di intensità medio-alta e includono l'evacuazione della "zona rossa" (tutti i comuni limitrofi al vulcano) e dell'area orientale di Napoli, Ponticelli e San Giovanni, che potrebbero essere raggiunte dalle correnti piroclastiche».

Quanto è probabile un'eruzione?

«Sappiamo per certo che è un vulcano attivo e che prima o poi si verificherà un'eruzione, ma non è possibile prevedere quando questo fenomeno si verificherà. Bisogna comunque tenere presente che eruzioni di grande intensità come quella che distrusse Pompei sono molto rare e si verificano nel giro di migliaia di anni».

Abbiamo detto che il terremoto di ieri non deve spaventare né far pensare a un'imminente eruzione. Quali sarebbero invece segnali di allarme? 

«Un'attività sismica intensa, variazione del chimismo alle fumarole con incremento di specie magmatiche, l'innalzamento del livello del suolo sono tutti  segnali che farebbero scattare l'allerta e, nel caso, l'evacuazione.Tutti i parametri del vulcano sono costantemente monitorati e al momento, come già detto non risultano anomalie».

 

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