Decreto sicurezza, Mirabelli: ecco cosa rischiano i sindaci disobbedienti

Matteo Salvini e Leoluca Orlando
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Giovedì 3 Gennaio 2019, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 10:51

Matteo Salvini annuncia che i sindaci disertori risponderanno dei loro atti «penalmente e civilmente», perché con la decisione di congelare l'applicazione di una parte relativa all'immigrazione del decreto sicurezza vanno contro «una legge dello Stato». E il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, sottolinea che per il momento si tratta solo di «un atto politico. I Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi». Tradotto: il decreto deve essere applicato. Questo perché «la pubblica amministrazione - spiega Mirabelli - non può sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge, a meno che non sia liberticida, che potrebbe essere un caso eccezionale, una rottura dell'ordinamento democratico. Bisogna vedere se si tratta di norme rispetto alle quali è prevista un'attività del Comune che ha carattere di discrezionalità, che la legge impone e che il sindaco ritiene di disapplicare». Se ci sono atti che la legge prevede per i Comuni, infatti, «il sindaco non può disapplicarla. Se la disapplica, e in ipotesi interviene il prefetto o un'altra autorità, sorge un contenzioso e allora potrebbe essere sollevata una questione di legittimità costituzionale».
 



L'articolo della discordia è il numero 13 della legge 132, quello che nega la possibilità di iscriversi all'anagrafe e conseguentemente di ottenere la residenza ai richiedenti asilo.
LE NOVITÀ
Ma a un mese dall'applicazione del decreto sicurezza cosa è cambiato per chi sbarca in Italia? Non è più previsto l'ingresso in Centri di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar): al loro posto ci sono i centri di accoglienza. Una circostanza che, secondo le stime dell'Ispi, l'Istituto per gli Studi sulle Politiche Internazionali, porterà a un aumento dei cittadini stranieri irregolari. Ipotesi respinta dal Viminale, visto che il decreto non è retroattivo: i migranti già ospitati rimarranno nelle strutture del sistema Sprar fino alla fine dei progetti di integrazione. Progetti che non sono previsti per i nuovi arrivati, che verranno ospitati nei centri di prima accoglienza finché la domanda di asilo non sarà accolta. Per incrementare le espulsioni degli irregolari, invece, spetterà alla Farnesina stilare la lista dei Paesi sicuri, in modo da accelerare le procedure di rimpatrio.
 


Restano invariate le tutele per chi fugge perché perseguitato o discriminato, per chi, nel paese d'origine, corre il rischio di condanne a morte o di tortura. La protezione umanitaria viene concessa solo in casi straordinari, mentre in passato veniva riconosciuta in base alla previsione di «seri motivi di carattere umanitario». Una dicitura, per il Viminale, «dai contorni indefiniti e che aveva creato una situazione paradossale: un altissimo numero di permessi umanitari che non hanno portato all'inclusione».
Saranno le commissioni territoriali - che verranno aumentale, le nuove sono in via di istituzione - a riconoscere lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria. Secondo le stime del Viminale, anche i tempi si accorceranno: «Riducendosi il numero dei richiedenti in attesa di valutazione, le commissioni potranno velocizzare la trattazione e la decisione, riconoscendo l'asilo a chi ne ha diritto in tempi più brevi rispetto ai circa 2 anni attuali», dicono sempre dal ministero. Con la nuova normativa è stato anche ampliato l'elenco dei reati che comportano «il diniego o la revoca della protezione» ed è stata delineata una procedura per direttissima che consente alla Commissione di valutare immediatamente l'istanza: in caso di rigetto lo straniero sarà espulso dal territorio nazionale.
Mic. All.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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