Saman, il fratellino alla mamma: «Pentito di avervi fatto vedere quella foto». La 18enne è stata uccisa per un bacio

Il minorenne ha fatto vedere ai genitori lo scatto del bacio con il fidanzato che ha segnato il destino della giovane

Saman, il fratellino alla mamma: «Pentito di avervi fatto vedere quella foto». La 18enne è stata uccisa per un bacio
di Michela Allegri
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Lunedì 26 Settembre 2022, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 10:02

Era stato lui a mostrare ai genitori la fotografia che la sorella Saman aveva pubblicato sui social: uno scatto in cui baciava il fidanzato per le vie di Bologna. E, secondo gli inquirenti, era stato proprio questo uno dei motivi scatenanti della furia familiare costata la vita alla diciottenne pachistana scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, il 30 aprile 2021. «Ora mi sto pentendo, perché ho detto», si sente in un’intercettazione agli atti dell’inchiesta. A parlare è il fratellino di Saman Abbas, lo stesso che, sentito dagli inquirenti, ha detto che ad uccidere la ragazza erano stati i familiari, in particolare lo zio e due cugini. Ora, mentre i genitori di Saman sono latitanti in Pakistan, il ragazzino è stato collocato in una comunità protetta. Il corpo della diciottenne, invece, non è mai stato trovato.

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IL PROCESSO
Nel processo, che inizierà nel febbraio del 2023, la madre e il padre della diciottenne sono imputati per omicidio insieme ai due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, e lo zio Danish Hasnain.

Questi ultimi tre sono stati arrestati tra Francia e Spagna. Secondo la ricostruzione della Procura e dei carabinieri, la ragazza sarebbe stata uccisa e fatta a pezzi. I suoi resti sarebbero stati caricati su una bicicletta e poi gettati nel Po. Lo ha raccontato Ijaz a un altro detenuto, che a sua volta lo ha riferito alla polizia penitenziaria. Dichiarazioni che, secondo i carabinieri di Reggio Emilia, sono credibili solo in parte e sono da prendere con cautela.

 


LE CONVERSAZIONI
Intercettata con il figlio minorenne, la madre di Saman, Nazia Shaheen, dice: «Noi siamo morti sul posto». La frase è stata estrapolata da una conversazione via Whatsapp del 30 agosto 2021. È il fratello di Saman a chiamare l’utenza pachistana usata dai genitori, fuggiti in patria il primo maggio, la mattina dopo il presunto omicidio. Sempre dalle intercettazioni emerge la confessione del padre della ragazza, che in una conversazione dice: «L’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore».
Il fratello minore di Saman è uno dei testimoni chiave dell’accusa: sentito in incidente probatorio il 18 giugno 2021, ha accusato i familiari del delitto. Ha indicato lo zio Danish come l’esecutore materiale dell’omicidio. Saman sarebbe stata tenuta ferma dai cugini Ijaz e Nomanhulaq mentre lo zio la strangolava con una corda. Poi, con l’aiuto di una sesta persona, non identificata, il corpo della giovane sarebbe stato infilato in un sacco, caricato in bici, smembrato e gettato nel Po.


L’OMERTÀ
Dalla telefonata tra il fratello di Saman e la madre emerge anche uno spaccato di grave omertà. Il ragazzo parla di altre due persone della famiglia, non indagate, che secondo lui avrebbero istigato il padre nell’organizzazione dell’omicidio. Si tratta di uno zio e di un cugino. Il ragazzino è arrabbiato e medita vendetta. Ma la madre gli dice di «lasciarli stare». Il giovane li ha sentiti dire questa frase: «Se era mia figlia, anch’io facevo così con lei». E aggiunge: «Io non ho dimenticato niente. Li raddrizzerò questi due». La madre ribatte e li difende: «Tu non sai di lei? - il riferimento è ai comportamenti di Saman - davanti a te a casa... noi siamo morti sul posto, per questo tuo padre è a letto». Poi, aggiunge: «Tu sei a conoscenza di tutto... Pensa a tutte le cose, i messaggi che ci facevi ascoltare la mattina presto, pensa a quei messaggi, pensa e poi dimmi se i tuoi genitori sono sbagliati». Ed è a questo punto che lui chiosa: «Ora mi sto pentendo, perché ho detto».

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