Salerno, il mistero della dodicenne sequestrata e liberata al cimitero

Gli accertamenti medici avrebbero escluso segni di una recente violenza sessuale, ma avrebbero evidenziato quelli di una possibile violenza pregressa

Salerno, il mistero della dodicenne sequestrata e liberata al cimitero
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Mercoledì 10 Gennaio 2024, 22:03

Incappucciata e sequestrata all’uscita di scuola, poi liberata tempo nei pressi di un cimitero: una storia terribile - con sullo sfondo presunti abusi e violenze - ma ancora tutta da chiarire quella che sarebbe avvenuta lunedì nel Salernitano. Vittima è una ragazzina di 12 anni. Sulla notizia, pubblicata da La Città di Salerno, il riserbo di investigatori e inquirenti è totale. La bambina all’uscita di scuola, dove era tornata dopo la pausa natalizia, sarebbe stata «incappucciata a forza e catturata da ignoti». Nella ricostruzione ci sarebbe poi un vuoto fino a quando, poco dopo il sequestro, la ragazzina sarebbe stata abbandonata davanti al cimitero degli Inglesi, a Montecorvino Pugliano, in provincia di Salerno.

La mamma è andata a prenderla e portata al pronto soccorso dell’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia.

Gli accertamenti medici, sempre secondo la ricostruzione del quotidiano, avrebbero escluso segni di una recente violenza sessuale, ma avrebbero evidenziato quelli di una possibile violenza pregressa. L’episodio di lunedì pare che non fosse il primo: anche lo scorso mese di maggio la bambina sarebbe stata incappucciata e catturata, per poi essere rilasciata davanti ad un’altra scuola, di un altro comune, dove il nonno l’ha recuperata. Al momento non risultano denunce di precedenti sequestri ai danni della dodicenne, ma vi sarebbe una querela presentata in passato per presunti abusi sessuali, consumati o tentati. Al vaglio degli inquirenti c’è ora il racconto della ragazzina, che sarà molto probabilmente di nuovo ascoltata in audizione protetta, assistita da una psicologa. Ed anche i familiari verranno sentiti, anche per capire se qualcuno ce l’abbia con loro.

(R.P.)
 

L’accusa è pesantissima: violenza sessuale aggravata nei confronti di una bambina di sette anni. Di questo è accusato un collaboratore scolastico sessantenne originario della provincia di Reggio Calabria e che da ieri si trova agli arresti domiciliari. Nella giornata di ieri l’uomo è stato destinatario di una ordinanza di applicazione di misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Tribunale di Palmi su richiesta dalla locale Procura della Repubblica, diretta dal procuratore Emanuele Crescenti. Il collaboratore scolastico è accusato di violenza sessuale aggravata poiché, «nella qualità di collaboratore scolastico presso un Istituto Comprensivo Statale, - si legge in una nota dei Carabinieri - abusando della predetta autorità nonché delle condizioni di inferiorità fisica e psichica di una minore, costringeva la stessa a subire atti sessuali, avendola prima baciata e poi infilatole le mani nelle parti genitali». 


CODICE ROSSO
L’episodio è accaduto in una scuola del Reggino e la denuncia è stata presentata dalla famiglia della bambina ai carabinieri di Cinquefrondi. L’immediata attivazione del«codice rosso», applicato d’intesa e con il coordinamento della Procura di Palmi, ha permesso ai militari dell’Arma di eseguire gli accertamenti necessari in pochi giorni. In questo arco temporale è stata raccolta la testimonianza della bambina resa alla presenza di una psicologa nominata dalla Procura di Palmi, Secondo quanto contenuto nel fascicolo di indagine «il collaboratore scolastico, avendo notato la ragazzina raggiungerlo all’interno di una stanza per effettuare una fotocopia in seguito alla richiesta di una sua insegnante, approfittando del fatto che si trovassero da soli, le avrebbe dapprima fatto un complimento, per poi baciarla sulle guance e toccarle, infine, le parti intime».

Sembra che tornata in classe la bambina non ne abbia parlato né con gli insegnanti, né con i compagni di scuola, ma sarebbe riuscita a raccontare tutto alla sua mamma, spiegando i dettagli di quanto accaduto. Da qui il provvedimento di misura cautelare agli arresti domiciliari per il collaboratore scolastico scattata in pochissimo tempo proprio in virtù del cosiddetto “codice rosso”. Introdotto con la legge del 2019 (“Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere»), ed entrato in vigore nell’agosto dello stesso anno, il “codice rosso” ha apportato novità in ambito procedurale, velocizzando l’avvio del procedimento penale per alcuni reati tra i quali altri maltrattamenti in famiglia, stalking e proprio violenza sessuale. Tutto ciò ha consentito l’adozione più celere di provvedimenti di protezione delle vittime. Come da procedura da “codice rosso” in caso di violenza sessuale, il pubblico ministero titolare del fascicolo di indagine, nel giro di massimo tre giorni ha acquisito informazioni dalla persona offesa (la bimba sentita in cosiddetto ambiente protetto con l’ausilio di una psicologa) o da chi ha denunciato i fatti di reato, in questo caso i familiari della bambina. 


GLI ALTRI TESTIMONI
Nei prossimi giorni, con tutta probabilità, saranno sentite le insegnanti e gli altri collaboratori scolastici dell’Istituto nel quale sarebbe avvenuta la violenza e non è escluso che possano essere sentite anche altre bambine e bambini, sempre ovviamente in “ambiente protetto”. In conclusione della nota inviata dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria è scritto: «L’indagato, da ritenersi innocente sino a giudizio definitivo, potrà fornire al giudice ogni elemento difensivo che sarà vagliato e sottoposto a pronta verifica. Il procedimento è attualmente pendente in fase di indagini e l’effettiva responsabilità della persona destinataria della misura cautelare sarà vagliata nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona sottoposta ad indagine».
 

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