Niqab a scuola, i genitori della bimba chiedono scusa: «Abbiamo sbagliato, solo un malinteso»

La famiglia si è messa in contatto con i rappresentanti della scuola di Pordenone

Niqab a scuola, i genitori della bimba chiedono scusa: «Abbiamo sbagliato, solo un malinteso»
di M.A.
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 06:48 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 10:24

Niqab a scuola, il Comune stringe il cerchio nell’attività di indagine e secondo quanto riferiscono fonti qualificate, la famiglia è entrata in contatto con l’istituto scolastico frequentato dalla protagonista del caso. 

E lo ha fatto chiedendo scusa per l’accaduto. Nel frattempo la notizia è arrivata anche alla porta del ministero dell’Istruzione, che però al momento non ha avviato alcuna azione concreta con l’Ufficio scolastico regionale. 

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Ieri mattina il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, e il suo vice (nonché assessore all’Istruzione) Alberto Parigi hanno intensificato i contatti per arrivare a chiudere il cerchio sulla vicenda. Gli amministratori pordenonesi sono riusciti a risalire perlomeno alla nazionalità dell’alunna e ad apprendere che la giovanissima studentessa sarebbe davvero entrata a scuola indossando il Niqab, cioè uno dei veli meno permissivi della tradizione musulmana. E secondo quanto riportano fonti di vertice, la famiglia della stessa si è messa in contatto con i rappresentanti della scuola. «Abbiamo sbagliato, chiediamo scusa», queste le poche e semplici parole nel tentativo di chiarire quello che secondo i parenti della studentessa sarebbe stato meramente un malinteso. Secondo la politica, invece, non è affatto così. 


LE INIZIATIVE
Pordenone, per il momento, non sarà un’altra Monfalcone. Il sindaco Alessandro Ciriani rimane cauto e non ha alcuna intenzione di emanare ordinanze restrittive o di imboccare la strada tortuosa scelta a suo tempo dalla sindaca del Comune dei cantieri, Anna Cisint. D’altronde la normativa sull’uso del velo non vieta l’utilizzo nei luoghi pubblici. E teoricamente nemmeno a scuola. Si tratta quindi di una materia molto scivolosa. Sì, perché allo stesso tempo la norma vieta di rendersi irriconoscibili in ambienti come la scuola. 


Anche per questo il nuovo presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi, l’udinese Luca Gervasutti, intervenendo alla Tgr del Friuli Venezia Giulia ha detto che «per dirimere una questione così controversa la scuola ha agito appellandosi al buon senso, prima ancora che alla legge, spiegando alla famiglia che gli alunni devono comunque essere riconoscibili». Intanto, però, il caso è finito anche sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Valditara, il cui staff è a conoscenza del caso pordenonese. Al momento, però, anche a Roma prevale la prudenza e non sono state intraprese azioni formali. 


IL DIBATTITO
«Ribadiamo il nostro no netto al niqab nelle nostre scuole, su questo non si deve transigere. Il niqab è inaccettabile e non è in alcun modo segno di integrazione ma di rifiuto dell'integrazione stessa, lesivo della dignità della donna, tanto più di una bambina, e incompatibile con i nostri valori, la nostra società, i nostri costumi». Lo hanno ribadito, in una nota congiunta, il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, e il suo vice, nonché assessore all'istruzione, Alberto Parigi.

«Ribadiamo, inoltre, di avere chiesto, informalmente e formalmente, ai dirigenti scolastici di comunicare al Comune le esatte circostanze del caso - hanno precisato i due amministratori locali - Stanno continuando, da parte nostra, incontri e approfondimenti strettamente riservati all'unico scopo di dare una mano, per quanto di competenza del Comune, attivando i nostri servizi sociali qualora ve ne fosse bisogno.

Non saremo noi a esporre al clamore mediatico la bambina, la scuola e la maestra che è efficacemente intervenuta». 

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