In almeno ottomila sono arrivati da varie regioni d'Italia a Monfalcone, il centro operaio una volta fortino della sinistra ma da anni gestito dalla Lega, per affermare due principi e sostenere che possono non essere contraddittori tra loro: essere di fede musulmana ed essere cittadini italiani. È la risposta della comunità che professa l'islam all'ultima delle varie misure adottate dalla sindaca del centro del Goriziano, Anna Maria Cisint: la chiusura delle moschee. Dopo le polemiche sul divieto di fare il bagno in mare vestite imposto dalla sindaca alle donne musulmane, dopo le critiche al ramadan che creerebbe problemi ai bimbi, che digiunano nelle ore di luce per 30 giorni e altri provvedimenti, quella della chiusura dei luoghi di preghiera è stata giudicata una misura eccessiva, anticostituzionale.
La protesta
Nella città operaia cresciuta intorno alla Fincantieri e al suo notevole indotto, vennero prima i pugliesi, poi «'taliani» di altre regioni meridionali e infine, allo svilupparsi del gruppo cantieristico, la manovalanza dal Sud Est asiatico in una gradualità di Sud del mondo che ha dovuto fronteggiare livelli sempre più bassi di tolleranza.
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Le polemiche
«Al sindaco chiediamo di aprire le sue porte ai cittadini e non a due cittadini su tre, che è quello che sta facendo in questo momento: governare solo una parte della città. Noi siamo disponibilissimi, non abbiamo alcuna preclusione e se ci ascolta possiamo fare anche un cammino insieme», ha detto Bou Konate, dell'associazione Darus Salaam, ex assessore in precedenti giunte monfalconesi, senegalese e in Italia dal 1984. «Stiamo insieme e collaboriamo, troviamo un modo di vivere insieme, nel reciproco rispetto». Da un'altra parte della città, la sindaca ha risposto con gli scambi di auguri in piazza per il Natale, con, in videochiamata, Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga. «Oggi Monfalcone ha avuto la più evidente dimostrazione della volontà di prevaricazione da parte della comunità musulmana per imporre il proprio modello islamico più integralista», ha detto. «Da un lato, in centro, la voglia di festeggiare il momento più alto della Natività nel quale si riconoscono i principi cristiani, alla base della nostra civiltà, dall'altro un'indecorosa protesta» con richiami «all' intolleranza verso l'accettazione dei nostri presupposti di convivenza sociale e legalità». Secondo la sindaca i centri islamici «non sono in regola con prescrizioni urbanistiche e sull'incolumità pubblica», e segnala «sopraffazioni contro le donne, e le espressioni di violenza che inneggiano al terrorismo palestinese» da parte della comunità musulmana.