È morto Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa nostra che per oltre trent'anni è riuscito a nascondersi dietro coperture di altissimo livello. L'intervento chirurgico per una occlusione intestinale subito l'8 agosto scorso era riuscito, ma il tumore al colon retto, in uno stadio avanzato, non ha lasciato scampo a U Siccu che è deceduto oggi all'ospedale San Salvatore dell'Aquila. Un cancro, il suo, tra i più difficili da superare, considerando che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge appena il 65%.
E' morto Messina Denaro, una vita tra mafia e latitanza
La malattia
Una forma di cancro particolarmente aggressiva, quella che ha colpito Matteo Messina Denaro.
Secondo un documento consultato da Adnkronos, quello di Messina Denaro era un tumore indifferenziato, ovvero senza la produzione di ghiandole e con un comportamento più aggressivo. Chiamato "adenocarcinoma mucinoso colorettale", questo tipo di cancro rappresenta una percentuale significativa dei tumori del colon negli adulti, pari al 10-20%. Caratterizzato dalla produzione eccessiva di muco, in questo tipo di cancro le cellule tumorali presentano aspetti di adenocarcinoma ma sono circondate da una sostanza mucinosa viscosa. Se i sintomi sono simili a quelli degli altri tumori al colon - sanguinamento rettale, cambiamenti nelle abitudini intestinali e dolore addominale -, il trattamento può variare, così come la prognosi.
L'arresto legato alla malattia
La storia della malattia e quella della cattura di Matteo Messina Denaro sono strettamente legate. Il suo arresto, avvenuto il 16 gennaio del 2023, è stato infatti nella clinica La Maddalena di Palermo, dove si trovava. Quattro i cicli di chemioterapia a cui è stato sottoposto il boss di Cosa Nostra, che si faceva visitare usando l'alias di Andrea Bonafede. Dopodiché l'intervento chirurgico per rimuovere le metastasi al fegato il 4 maggio 2021, oltre a interventi di ernioplastica inguinale e emorroidectomia.
Dopo la cattura, Messina Denaro è stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell'Aquila dove gli è stata allestita una sorta di infermeria attigua alla cella. Una equipe di oncologi e di infermieri del nosocomio abruzzese ha costantemente seguito il paziente apparso subito, comunque, in gravissime condizioni. Nei 9 mesi di detenzione, il padrino di Castelvetrano è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche legate alle complicanze del cancro. Dall'ultimo non si è più ripreso, tanto che i medici hanno deciso di non rimandarlo in carcere ma di curarlo in una stanza di massima sicurezza dell'ospedale. Venerdì, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che ha rifiutato l'accanimento terapeutico, gli è stata interrotta l'alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile. Nei giorni scorsi la Direzione sanitaria della Asl dell'Aquila ha cominciato a organizzare le fasi successive alla morte del boss e quelle della riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata dalla nipote e legale Lorenza Guttadauro e dalla giovane figlia Lorenza Alagna.
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