«Dominique e Carlos capeggiavano l’albergo». Le pretese di denaro e le vessazioni che infliggevano agli altri occupanti abusivi dell’ex hotel Astor - secondo la Procura di Firenze - avrebbero innescato, come vendetta, il rapimento di Mia Kataleya Alvarez Chicllo, detta Kata. Dominique, zio materno della bimba di 5 anni scomparsa lo scorso 10 giugno dall’albergo dismesso, ieri è finito in carcere insieme ad altri tre peruviani: sono accusati di aver gestito il racket degli affitti delle stanze e di aver condotto il 28 maggio una «spedizione punitiva» per cacciare diversi inquilini, con il supporto di altri dieci uomini al momento ignoti agli inquirenti, in quanto esterni all’occupazione e travisati dai cappucci delle felpe. Armati di mazze da baseball e bastoni di ferro, hanno colpito al volto un ragazzo ecuadoregno che, per sfuggire al pestaggio, si è lasciato cadere da una finestra dell’Astor, precipitando su un’auto dopo un volo di 7 metri. Per questo viene contestato loro anche il reato di tentato omicidio e di lesioni gravi. Per il gip del Tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, che ha ordinato l’arresto dei quattro peruviani, le loro condotte illecite «si collocano in un più ampio sistema di vita», considerata «l’indole criminale degli indagati» e il fatto che le vittime sono state prese di mira «senza alcuna distinzione con riferimento al sesso e all’età». In un quadro in cui l’abuso di alcolici - da parte di aggressori e aggrediti - ha un ruolo importante. «Venite subito che ci ammazzano tutti», aveva urlato disperato Santiago al 112. Poi, rivolgendosi alla fidanzata che cercava con il suo corpo di evitare che sfondassero la porta, aveva detto: «Tatiana, mi devo salvare perché mi ammazzano». Così, come via di fuga, si era appeso con le mani al davanzale.
Firenze, arrestato lo zio della bimba scomparsa
LA RICOSTRUZIONE
Sono sette le estorsioni - messe a segno o soltanto tentate - di cui rispondono, a seconda delle posizioni, i quattro peruviani.
IL MOVENTE
All’inizio gestiva il racket insieme a Lidia, «la romena che fungeva da responsabile dell’occupazione», si legge nell’ordinanza di arresto. Cacciati gli ospiti di origine marocchina, la presenza dei peruviani era aumentata perché Carlos «aveva iniziato a vendere le stanze insieme a Dominique». Il 3 giugno - sei giorno dopo “la spedizione punitiva” - i romeni che alloggiavano all’Astor hanno lasciato la struttura. Una delle occupanti, il 9 giugno (ossia il giorno prima del rapimento di Kata), ha riferito alla polizia che era stato proprio lo zio della bimba scomparsa a «comprare le stanze di quei romeni». Guarda caso il padre di Kata, uscito di prigione il 13 giugno, fa un’incursione notturna in un campo nomadi alla periferia di Firenze. E una commerciante della zona ha spiegato che il sabato - giorno in cui è scomparsa la piccola - vicino all’Astor si radunano dei furgoni diretti in Romania in cui vengono caricate provviste di vario genere. Per i pm è possibile che il sequestro di persona a scopo estorsivo di Kata «sia maturato all’interno di rapporti conflittuali, che sono sfociati in vari delitti e aspre contese, sorti nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor». «In particolare è stata registrata - si legge nel decreto di perquisizione notificato anche ai genitori della bimba - la presenza di vere e proprie faide tra i parenti di Kata e gruppi di peruviani, ecuadoregni e finanche romeni che occupavano l’hotel, per il possesso e la gestione illecita delle stanze».