Imane Fadil, il gip decide se archiviare l'inchiesta. La famiglia: «Vogliamo sapere se poteva salvarsi»

Imane Fadil, il gip decide se archiviare l'inchiesta. La famiglia: «Vogliamo sapere se poteva salvarsi»
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 18:12
MILANO «Vogliamo giustizia, le conclusioni della procura non ci soddisfano. La nostra consulenza tecnica dice che se la tempistica della diagnosi fosse stata diversa si sarebbe salvata perché con la giusta cura le percentuali di guarigione sono elevate». E quanto afferma Mirko Mazzali, l'avvocato che difende i familiari di Imane Fadil, testimone del processo Ruby, morta lo scorso 1 marzo all'ospedale Humanitas dopo un mese di agonia. Parole pronunciate prima dell'udienza davanti al gip di Milano Alessandra Cecchelli per discutere dell'opposizione alla richiesta di archiviazione per la morte della giovane modella. IL GIP SI E’ RISERVATO
Per la procura si tratta di una morte per cause naturale, di diverso avviso invece la famiglia della vittima. I legali della famiglia, che lo scorso dicembre hanno presentato una consulenza tecnica, ritengono insufficienti gli elementi raccolti sia sulle cause del decesso - legata all'aplasia midollare - che su eventuali colpe mediche. «I familiari hanno preso atto che le indagini hanno escluso l'omicidio volontario, ma vogliono sapere perché una ragazza di 34 anni è morta e non è stata salvata. La nostra consulenza dimostra che si può continuare l'indagine», su eventuali colpe mediche, conclude il legale Mazzali. Nell'istanza di opposizione gli avvocati hanno chiesto al gip Alessandra Cecchelli che venga disposta una serie di nuove «valutazioni peritali», non solo sulle presunte responsabilità dei medici nelle terapie, a loro dire, sbagliate e sulla diagnosi non tempestiva, ma anche sulla «presenza contemporanea di tanti elementi tossici» nel corpo della giovane «in dosi così elevate». Dopo la discussione in udienza, il gip si è riservato e nei prossimi giorni dovrà decidere se archiviare il fascicolo come chiedono i pm, oppure disporre nuovi accertamenti, come vuole la famiglia di Fadil, o l'imputazione coatta (nel fascicolo per omicidio volontario non ci sono indagati). LA CONSULENZA
I funerali di Imane si sono svolti lo scorso inverno a Cormano, nell’hinterland milanese, dopo la richiesta di archiviazione da partte della procura. «La consulenza ha dato una risposta certa sulla malattia, ma non è assolutamente possibile capire la causa che l'ha generata», ha spiegato il procuratore Francesco Greco durante la conferenza stampa.
Nella relazione del pool di medici, guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, fuoriclasse del settore che ha fatto luce sui principali casi di cronaca negli ultimi anni, si legge che «nella maggior parte dei casi» non è possibile identificare la causa di questa patologia che viene perciò definita «idiopatica». Termine che in medicina suona come una sconfitta perché significa che si è all'oscuro della genesi del male. Secondo la squadra di esperti, «le scelte terapeutiche degli ultimi giorni, successive alla diagnosi formale di aplasia midollare, non sono state coerenti con tale diagnosi». Tuttavia, «non ci sono indicativi profili di colpa medica» perché «qualunque corretta terapia immunosoppressiva con o senza trapianto di midollo osseo avrebbe richiesto molte settimane prima di poter modificare la storia clinica naturale di questa malattia».
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