La bara di Giulia Cecchettin, un feretro bianco con le rose dello stesso colore posate sopra, è uscito dalla basilica di Santa Giustina di Padova alle ore 12.15. Dietro i familiari, con un fiocco rosso contro la violenza di genere appuntato sul cappotto, poi i sacerdoti e le autorità. Fuori, l'applauso degli oltre 8 mila presenti, che hanno affollato il sagrato e Prato dalla Valle per portare l'ultimo saluto alla 22enne vittima di femminicidio, seguendo il funerale dai due maxi-schermi. Grande la commozione della gente, che non ha trattenuto le lacrime dopo il discorso finale del padre Gino Cecchettin.
Giulia, perché la famiglia ha chiesto di «fare rumore»
All'uscita del feretro sono stati usati campanelli per «fare rumore», proprio come richiesto dalla famiglia di Giulia, per non restare in silenzio di fronte alla violenza di genere. Molti in piazza si sono messi a urlare, altri hanno agitato le chiavi di casa, per rendere quanto meno silenzioso possibile quel momento. Per far sì che Giulia non sia solo l'ennesima vittima di femminicidio (la numero 105 nel 2023). Non tacere affinché diventi, invece, simbolo di una rivoluzione culturale e non venga mai dimenticata.
L'applauso sempre più forte ha commosso Gino Cecchettin, che si è stretto in un abbraccio con i figli Elena e Davide, altrettanto emozionati davanti alla manifestazione d'affetto delle persone accorse da tutta Italia.