Genoa, Crisanti: «Serve più isolamento. Allentarlo è stato un errore»

Genoa, Crisanti: «Serve più isolamento. Allentarlo è stato un errore»
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Mercoledì 30 Settembre 2020, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 07:09

È finita sotto processo l’efficacia dei tamponi. L’unica certezza, finora, per accertare la positività di chi è stato contagiato dal Coronavirus. Ma guai a dire ai virologi che il test funziona poco o che sbaglia troppo di frequente, perché - affermano - «gli errori sono nei comportamenti e non nell’efficacia dell’esame». Andrea Crisanti, virologo dell’università di Padova, su questo aspetto è inflessibile.

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Professore, se falliscono i tamponi siamo rovinati.
«Era già tutto previsto e immaginabile quello che sta accadendo: l’evoluzione del virus e le dinamiche dei contagi. I tamponi sono e restano lo strumento più efficace per accertare la positività. Questa della squadra del Genoa è una storia che rientra perfettamente nella dinamica di trasmissione del virus. Non c’è tampone che tenga se le regole per i giocatori sono diverse da quelle degli altri cittadini».
Che intende? 
«È un problema di deroga della quarantena, i giocatori sono esentati da questa misura di prevenzione. Ci sarebbe da chiedersi perché viene derogata per il calcio una misura che invece viene applicata a tutti quanti gli altri. Quello che è accaduto è che, durante l’allenamento, la persona positiva abbia trasmesso la malattia. La follia è non aver messo queste persone in quarantena in presenza di un positivo».
Quale la soluzione?
«Ora l’intero team genovese dovrà essere messo in isolamento, e anche quelli del Napoli. Dovranno seguire tutti le stesse indicazioni e rimanere sotto sorveglianza sanitaria. Bisognerà fare i tamponi a quelli del Napoli adesso e tra due, tre giorni, ripeterli, perché chiaramente se uno è contagiato, in genere diventa positivo dopo due o tre giorni». 
E poi un giocatore, a sua volta, tornerà a casa e contagerà i familiari.
«Esattamente. La verità è che tutte le volte che le ragioni economiche hanno prevalso sulla salute pubblica, i risultati sono stati pessimi. Ci si rimette sempre. Quella partita non si doveva fare, punto e basta».
Il discorso, però, potrebbe valere anche per le scuole, dove le occasioni di contagio sono molto elevate. 
«Le scuole seguono regole diverse. Se c’è un positivo si va tutti in quarantena. Qui - lo ripeto - non è un problema di efficacia del test, è un problema di comportamenti. Io, a esempio, sono favorevole ai tamponi rapidi nelle scuole. Però una volta fatti e, nel caso in cui venga trovato qualcuno positivo, andrà ripetuto l’esame, questa volta completo, e per tutti».
Che numero di tamponi bisognerebbe effettuare per avere un quadro più preciso?
«I tamponi che facciamo adesso ci bastano appena per controllare la situazione. Con la ripresa delle scuole il numero giusto sarebbe tra i 300 mila e i 400 mila al giorno. Per ogni ragazzo che ha la febbre scatta immediatamente il tampone per lui, per la classe, per gli insegnanti, per i bidelli, per i genitori dei bambini. Ogni persona genera la necessità di fare cento o centocinquanta tamponi. Pensiamo, poi, alle elezioni che ci sono appena state. In Francia dopo le elezioni c’è stata un’esplosione di casi».
Per tornare al calcio, pensa che il campionato vada sospeso?
«Io penso fondamentalmente che i giocatori debbano essere testati tre giorni prima della partita. Durante quel periodo dovranno rispettare l’isolamento e, subito dopo, dovrà essere rifatto il tampone, perché non si conosce l’intervallo temporale che si viene a creare tra la persona che ha infettato e chi è diventato positivo. Dipende dalla carica virale».
In che tempi si esprime la potenzialità del contagio?
«Quando una persona si infetta la carica virale nei primi giorni è bassissima, ed è la ragione per la quale è inutile fare i tamponi e poi far giocare subito le partite. Il risultato non fornisce alcuna garanzia. Nel caso del Genoa la diffusione è derivata dall’uso non corretto della quarantena. Qui stiamo parlando di persone che guadagnano fior di quattrini, non gli costerà poi troppo rimanere in isolamento per tre giorni».

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