La penna forse armata di rimorso, un foglio stropicciato lasciato sul tavolino della cella, un cerotto sul naso e un cappio al collo. Si è suicidato così, nel carcere milanese di San Vittore, il quarantenne Davide Paitoni. Era recluso dal gennaio scorso per aver ucciso il figlio Daniele, 7 anni appena, e aver aggredito a coltellate l'ex moglie, a suo dire «colpevole» di averlo lasciato. «Ognuno faccia i conti con la propria coscienza», si è limitato a commentare, interpellato dall'ANSA, l'avvocato Stefano Bruno, legale dell'uomo che ieri si è visto respingere dal gip una richiesta di perizia psichiatrica. E che domani era atteso in Tribunale, a Varese, nel processo con rito abbreviato per il tentato omicidio di un collega di lavoro. Solo in cella in seguito al trasferimento del compagno, perché positivo al Covid, Paitoni è stato trovato intorno alle 9 di questa mattina nella sua brandina. A dare l'allarme sono stati gli agenti della polizia penitenziaria del Reparto Protetti, ma i soccorsi sono stati inutili.
La ricostruzione
Il cadavere era sotto le lenzuola dove, secondo una prima ricostruzione, si è strangolato, pare con un cappio al collo e un cerotto sul naso. Accanto è stato trovato un biglietto, sul cui contenuto c'è massimo riserbo. Il pm di Milano di turno, Stefano Ammendola, è stato subito informato e ha disposto i primi accertamenti nell'ambito di un fascicolo, la cui apertura è scontata in casi come questo. Per consentire i rilievi della Scientifica, la cella è stata posta sotto sequestro, così come gli effetti personali del detenuto. Disposta anche l'autopsia, esami tossicologici compresi, sul cadavere. «Davide Paitoni si è suicidato nella sua cella nel carcere di San Vittore. Il 6 luglio gli era stato notificato l'avviso di conclusione indagini in relazione all'omicidio del figlio e domani era fissata la discussione, con giudizio abbreviato, nel procedimento per tentato omicidio di un collega di lavoro», recita lo scarno comunicato con il quale il procuratore di Varese, Daniela Borgonovo, ha informato del suicidio.
La perizia psichiatrica
Cosa sia accaduto nelle scorse ore è ancora da ricostruire con esattezza. «Ognuno dovrà fare i conti con la propria coscienza», ribadisce il legale del suicida, che ieri si era detto pronto a rinnovare la richiesta di sottoporre il suo assistito ad una valutazione psichiatrica perché, sulla base della valutazione di una psicologa forense interpellata dal professionista, era emersa «l'esistenza di sintomi molto preoccupanti».